Parla Pugliese (IAI)
Conversazione con Giulio Pugliese (IAI/Oxford/EUI) sul ruolo cruciale dell’Indo-Pacifico nelle dinamiche globali. Come e perché il quadrante è diventato un motore degli affari internazionali
Cos’è l’Indo-Pacifico?
È un termine politico, non geografico, tant’è che il perimetro dell’Indo-Pacifico varia a seconda delle formulazioni strategiche. Per Washington la macro-regione si estende dalle Hawaii (dove è di stanza l’Indo-Pacific command) all’India; per Tokyo arriva addirittura a lambire le coste orientali dell’Africa. Insomma, bisognerebbe fare attenzione a usare il termine – poiché è chiaramente un costrutto politico, un significante che farebbe la gioia dei semiologi. Similmente alla grande strategia/slogan cinese della Belt and Road Iniziative (da noi conosciuta soprattutto come Nuove Vie della Seta), l’Indo-Pacifico è un test di Rorschach che si carica di significati in funzione delle aspettative e degli interessi del paese di rifermento in un dato contesto storico-politico, se non dei pregiudizi del singolo individuo. Ad esempio, se le visioni “indo-pacifiche” giapponesi e statunitensi sono sostanzialmente interessate a contrastare la Cina, quelle europee e dell’Asean sono decisamente più inclusive.
Con quali evoluzioni?
Il termine originariamente ambisce a diluire la presenza della Cina sia a livello geopolitico, istituzionale che economico e andrebbe ricostruita una piccola genealogia dello stesso per capire meglio l’incredibile varietà di definizioni di Indo-Pacifici. Il concetto nasce col Giappone di Abe Shinzō, che già durante il primo premierato del 2006-07 si muove di concerto con gli Usa per confrontare l’accresciuta proiezione politica, economica e geopolitica di Pechino. In concreto, l’unione degli Oceani Indiano e Pacifico inquadrano nuovi mercati ed economie emergenti – quali India e sudest asiatico – per diversificare dalla Cina; mercati il cui sviluppo viene favorito anche da ingenti aiuti ufficiali allo sviluppo (ODA) e connettività regionale. A livello istituzionale, il concetto di Indo-Pacifico riconosce la volontà di attori regionali quali il Giappone di allargare le maglie dei trattati commerciali multilaterali e degli organismi regionali, includendovi India, Australia e Nuova Zelanda se non attori extra-regionali (si veda per esempio il CPTPP e la possibile inclusione a breve del Regno Unito), di fatto aspirando a diluire il peso economico e politico della Cina. Da ultimo, il concetto mira a bilanciare la proiezione cinese nei mari con entente sempre più strette a livello militare tra i paesi del cosiddetto Quad (organizzazione che comprende Giappone, Stati Uniti, India, e Australia, ndr).
Il ruolo del Giappone è centrale dunque in tutta la costruzione, con un pensiero: la Cina
Sia il Quad che l’Indo-Pacifico provengono da Tokyo, un aspetto che suggerisce quanto forti siano i sospetti del Giappone nei confronti di una potenziale egemonia cinese, già a partire dal 2005-06. Del resto, la macro-regione nasce come narrazione strategica in Giappone, già con l’Arco della Pace e della Prosperità della prima amministrazione di Abe Shinzō (2006-07), per controbilanciare l’accresciuta potenza della Repubblica Popolare Cinese. L’Arco della Prosperità e della Pace (APP) fu inaugurato nel 2006 e aspirava a dotare il Giappone di una grande strategia che si sarebbe estesa dall’Oceano Pacifico a quello Indiano, a complemento dell’Arco dell’Instabilità statunitense … leggi tutto
(Thomas Park)