di Matteo Pascoletto
Lo scorso maggio, su Domani,
il giornalista Davide Maria de Luca portava all’attenzione dell’opinione pubblica un disegno di legge proposto dal senatore Luca Ciriani di Fratelli d’Italia. Il disegno di legge vuole introdurre, per l’articolo 604 bis su Propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa, una modifica che recita:
All’articolo 604-bis, terzo comma, del codice penale, dopo le parole: «apologia della Shoah» sono inserite le seguenti: «dei massacri delle foibe»
Nel testo che motiva la proposta si legge inoltre:
Sebbene […] l’attuale formulazione della norma consenta di ascrivere tali fattispecie di reato alla categoria generale dei «crimini di genocidio», dei «crimini contro l’umanità» e dei «crimini di guerra», la previsione espressa della tipologia di reato è considerata necessaria e indispensabile alfine di condannare e contrastare, con assoluta fermezza, chiarezza e coerenza, il fenomeno del negazionismo di una delle pagine più tragiche della storia del nostro paese.
Naturalmente nel nostro paese non c’è nessuna emergenza che giustifichi l’estensione del reato all’apologia o alla negazione delle foibe. Tuttavia smontare i presupposti del disegno di legge o provare a spiegare come sia sbagliata l’equiparazione tra foibe e Shoah non risolve la questione. Questo non è un disegno di legge sbagliato, una volta che ne capiamo la logica. Anzi, è efficace entro un quadro ideologico ben preciso.
Il disegno di legge presentato da Fratelli d’Italia serve a istituzionalizzare due principi, che altrimenti resterebbero impaludati nella semplice propaganda. Il primo è che gli italiani durante la Seconda guerra mondiale sono stati vittime di pulizia etnica, massacrati in quanto italiani; per motivi identitari, non per spietate logiche di guerra.
Entro questa visione, le Foibe sarebbero la nostra Shoah. Il secondo, conseguente al primo, è creare una categorie di nemici attraverso l’istituzione di un crimine, ovvero coloro che negano questa verità.
Che nel 1943 e nel 1945 non ci sia stata una pulizia etnica contro gli italiani, lo spiega tra gli altri lo storico Eric Gobetti, nel conciso E allora le foibe? nella collana Fact Checking, pubblicato da Laterza. Ma presentare la complessa Questione Adriatica e la Seconda guerra mondiale attraverso i massacri delle foibe e della violenza slavo-comunista serve a far passare in secondo piano le nostre responsabilità – tra cui quella di aver istituito il lager della Risiera di San Sabba, a Trieste, oltre alle feroci repressioni verso la popolazione slava.
Fummo ad esempio noi a portare avanti un piano per sostituirla. Inoltre si presentano quei territori come se fossero qualcosa di naturalmente italiano, mentre in realtà dopo la prima guerra mondiale vi vivevano diverse popolazioni, tra cui anche quella italiana … leggi tutto