Paolo Mieli: “Conte riuscirà a far rinnegare a M5S anche la riforma Bonafede” (huffingtonpost.it)

di Alessandro De Angelis

Intervista al giornalista e scrittore:

“Per la riforma della giustizia più problemi tra i magistrati che non in Parlamento. Cartabia ne esce da gigante, sue chance per il Colle aumentano”

Paolo Mieli, che idea ti sei fatto dell’incontro tra Mario Draghi e Giuseppe Conte? Sia la lunghezza, o meglio la brevità del colloquio, sia le parole pronunciate dall’ex premier all’uscita non raccontano di un conflitto.

Mi è parso ottimo, perché i due hanno mostrato intenzioni collaborative e Conte ha smentito tutti coloro che dicevano che andava lì per strappare, non ho capito bene cosa. E annunciavano clamorose sconfessioni dei suoi ministri che avevano dato il via libera al provvedimento. Ho visto che è uscito soddisfatto, se ci fossero stati problemi immagino che avrebbe scelto un altro registro.

E che dici della coreografia di Conte all’uscita, che evoca il famoso banchetto di quando lasciò palazzo Chigi?

Potete pubblicare la vignetta di Giannelli? C’è tutto. Il mio commento è quello.

Quella dove c’è Conte che “dopo sei mesi rivede la poltrona che non è la sua”. E la bacia. Ho capito. Se è così come sembra, però, e cioè le intenzioni collaborative, questa è l’ennesima bandiera ammainata dai Cinque stelle.

A me sembra che il tema sia un altro. L’altro giorno il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia ha spiegato che con questa riforma andrebbero al macero 150mila procedimenti in corso. Beh, allora evidentemente Conte è riuscito a far sì che al macero non ci vadano, altrimenti, immagino, Santalucia punterà il dito d’accusa. Magari ne vanno al macero di meno, o magari nessuno. Ce lo dirà Santalucia. Tra l’altro questa cosa avviene proprio in concomitanza dell’avviso di garanzia a Piercamillo Davigo.

Non capisco il nesso.

Davigo ha messo in ballo la sua onorabilità perché gli sembrò che una deposizione di Amara del dicembre 2019 sulla cosiddetta “loggia Ungheria” fosse una cosa molto allarmante. Ieri, in una coraggiosa intervista a Giuseppe Salvaggiulo sulla Stampa, ha rivelato che ritrovò, in quelle carte, dei nomi tra cui quello di un noto piduista – di cui non faccio il nome perché a differenza di Davigo non ho letto le carte, ma lui lo ha fatto – che aveva conosciuto anni prima perché Cosimo Ferri lo aveva portato a una cena. Davigo racconta che, addentati due antipasti, se ne andò terrorizzato. Quando poi vide che nelle carte di Amara compariva quel nome, ha ritenuto di smuovere le acque nei modi che ben conosciamo.

Quindi?

Di questa loggia non si è più saputo niente. La vicenda è nelle mani del procuratore capo di Perugia Raffaele Cantone e nessuno sa che fine ha fatto. I nomi coinvolti quanti erano? E quali? Boh. Insisto: magari lì dentro ci può essere di tutto, magari personaggi che potrebbero correre per il Colle, personalità in attesa di una qualche designazione….

Da profano, suggerirei a Cantone di render noto al più presto il risultato del suo lavoro oppure di rinviare il tutto a dopo l’elezione del capo dello Stato, perché se la grana scoppiasse a ridosso del cambio al Quirinale sarebbero dolori. Capisci che voglio dire? Già c’è un enorme caos: le correnti, la magistratura screditata, eccetera, ci manca solo questa ciliegina sulla torta … leggi tutto

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