Quando militava nel collettivo Las Yeguas del Apocalipsis, Pedro Lemebel (1952 – 2015) metteva i tacchi neri per rivendicarne la funzione sociopolitica.
Erano in due, lui e Francisco Casas, ma sembravano una moltitudine, dal baccano che facevano durante le loro acciones (una variante guerrigliera della performance artistica). Lemebel metteva i tacchi neri per parlare da una prospettiva portata a maggiore altezza dalla terra, che lo potesse sostenere mentre cercava di rompere, trafiggendolo con le punte a spillo, l’equilibrio ambientale di quell’ecosistema sociale basato sulla microfisica del maschilissimo fottere per primi per non essere fottuti.
Le Giumente (yeguas, in spagnolo) si associarono alla fine degli anni Ottanta per sopravvivenza – attraverso l’esercizio del desiderio artistico e politico agito con urgenza – all’autoritarismo di Pinochet che, con la sua brutale politica economica, aveva già ottenuto ciò che si era inizialmente prefisso: la sistematica umiliazione dei cittadini attraverso misure d’impoverimento programmato.
Con un arsenale di sale, corone di spine, piume di struzzo, elegantissimi abiti di pizzo nero, uccellini imbalsamati, maquillage, veli e colla infiammabile, las Yeguas inscenarono la loro guerra nella capitale con attacchi a sorpresa e attentati all’egemonia discorsiva della dittatura prima, e del manovrato processo di transizione democratica poi.
Costruirono, dal margine, le basi per un uso consapevole del potenziale linguistico e simbolico proprio di chi è stato picchiato e azzittito … leggi tutto