L’accostamento intollerabile tra Shoah e green pass (joimag.it)

Una riflessione su storia, memoria, libertà 
e pregiudizio

Nelle affollate manifestazioni «no-vax», ovvero contro la «vergogna» della «dittatura sanitaria» e, con essa, del green-pass, nel nome della «libertà», sono puntualmente spuntate sia le stelle gialle che i riferimenti agli «ebrei». Non si tratta di una novità.

Tuttavia, il fatto che una tale tendenza vada ripetendosi – riscontro in sé purtroppo prevedibile ma non per questo meno inquietante – impone qualche riflessione di merito. Posto che alle sulfuree, e spesso scomposte, dimostrazioni di piazza si accompagnano anodine, se non ambigue, prese di posizione di alcuni intellettuali. Nel nome medesimo di una «indipendenza di scelta» e della «libertà di espressione pubblica del giudizio» che, tra individualismo esasperato, anarchismo pseudo-libertario, ribellismo tanto aggressivo quanto imbelle, rasenta l’elogio verbale dell’eversione istituzionale. Una scenografia collettiva dove il dato comune è il rifiuto non solo della ragionevolezza ma anche e soprattutto della responsabilità.

Il perimetro dell’individuo viene fatto corrispondere con una sorta di ottuso spazio personale, completamente avulso dalla società: “io mi appartengo e non debbo dare riscontro a nessuno di quanto vado (o non vado) facendo, tanto più quando le mie condotte dovessero riflettersi sugli altri; affari loro, nel qual caso, non certo miei”. La licenza, per l’appunto, viene mistificata come «libertà».

C’è soprattutto di che riflettere su uno dei tanti aspetti di questo fenomeno: poiché un tale individualismo proprietario (“sono ciò che posseggo, a partire dal mio corpo, che è una mia proprietà e non altro”), sta diventando il mood, la tendenza, lo spirito che aleggia su quei movimenti collettivi, di piazza, molto spesso in origine spontanei (per essere poi puntualmente occupati dal cappello delle destre estreme), alla ricerca di un minimo comune denominatore. Che trovano nella miscela tra insubordinazione civile e carica sovversivistica una sorta di punto di precario equilibrio. Per cortesia, risparmiamoci le retoriche dell’«ignoranza» (“si comportano così poiché non sanno”), così come della genuinità plebea (“sono veraci, cresceranno e capiranno”).

Fermo restando che a queste manifestazioni, spesso volutamente sguaiate, prendono parte molte persone che non sono villane né incivili. La carica conflittuale che portano con sé, come spesso avviene nei movimenti di ogni colore e natura, somma diverse tendenze ed esigenze. Il punto, quindi, non è quello di denunciarne una presunta immaturità: se riescono ad occupare diverse piazze, ciò vorrà pure significare qualcosa. A partire dalla rabbiosa carica di disagio che fanno in tale modo scintillare e divampare.

A tale riguardo, dire un no corale alle non solo legittime ma necessarie disposizioni di sanità pubblica, è solo uno dei tanti modi per esprimere un confuso ma robusto rifiuto dello stato delle cose esistenti. Alla ricerca di una qualche potenziale sponda politica che, come si è visto in questi giorni, non tarderebbe nel qual caso a manifestarsi … leggi tutto

(Giulia Gasperini)

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