Terre rare, investimenti e questione uigura: ecco perché la Cina non cerca (al momento) un ruolo in Afghanistan (open.online)

di Cristin Cappelletti

Nonostante abbia già chiuso contratti per 
l’estrazione delle grandi risorse del Paese,

la posizione di Pechino sul suo futuro coinvolgimento in Afghanistan rimane cauta

Con il ritiro delle truppe statunitensi dall’Afghanistan, una delle narrative che più ha preso piedi in questi giorni, a seguito del ritorno al potere dei talebani, è che la Cina sia pronta a prendere il posto degli Stati Uniti come potenza di riferimento. Anche se lungo solo 76km, il confine che Pechino condivide con l’Afghanistan è sufficiente perché il partito comunista cinese si interessi alla sicurezza di Kabul.

Negli ultimi giorni, le tv, e i giornali cinesi, sono stati ben felici di trasmettere, e rilanciare il fallimento statunitense in Afghanistan. Ma, chiusa questa parantesi, la Cina deve fare ora i conti con un assetto politico afgano controllato dai talebani. Cosa significhi questo per gli interessi di Pechino nella regione e in casa proprio è una domanda che rimane ancora aperta, e che non troverà risposte nel breve termine.

Le terre rare dell’Afghanistan

È vero che la Cina è interessata alle ricche risorse minerarie dell’Afghanistan. Un report statunitense del 2010 ha stimato come nel sottosuolo del Paese centroasiatico vi sia una quantità di terre rare dal valore di mille miliardi di dollari. La Cina è già il primo Paese al mondo per l’estrazione di questi elementi e nel 2007 l’azienda statale cinese Metallurgical Group Corporation ha firmato un accordo con il governo afgano per sviluppare la più grande miniera di rame del Paese. Un progetto che è però rimasto in stallo per gli ultimi 14 anni, sia per motivi di sicurezza, sia per la posizione della miniera.

Quest’ultima si trova su uno dei siti archeologici buddhisti più antichi di tutto l’Afghanistan, quello di Mes Aynak. Con l’arrivo dei talebani, Pechino sa che la situazione continuerà a rimanere instabile. E come ha chiarito l’analista Raffaello Pantucci, senior associate fellow presso il Royal United Services Institute di Londra, per quanto si creda che la Cina «voglia fare a pezzi le risorse economiche dell’Afghanistan», non c’è nessun indicatore che questa sia per Pechino una priorità strategica nel breve periodo.

La Nuova Via della Seta

Guardando alla «Belt and Road», la nuova via della sete cinese, è innegabile che l’Afghanistan – come è stato in passato – si trovi in una posizione strategica per i progetti di collegamento di Pechino, in particolare per il corridoio sino-pakistano.

Ma ad oggi non ci sono stati significativi passi avanti da parte della Cina per rafforzare i suoi investimenti infrastrutturali in Afghanistan. Anzi, sono stati abbastanza limitati … leggi tutto

(nasim dadfar)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *