Il mondo universitario britannico trova spesso spazio nella cronaca italiana,
di solito sotto forma di allarmi acchiappa-click: vi ricordate quando Oxford voleva cancellare Mozart perché occidentale e bianco? Tuttavia da noi è passato pressoché in sordina un disegno di legge destinato a incidere sensibilmente proprio sulle università del Regno Unito, in particolare sulla popolazione studentesca.
Presentato lo scorso maggio e attualmente al vaglio del Parlamento, l’Higher education (freedom of speech) Bill comporta varie novità. La principale è l’istituzione di una carica, il Director of Freedom of Speech and Academic Freedom. La carica, ribattezzata “free-speech champion”, avrà il compito di gestire reclami inerenti alla libertà di espressione, e avrà la facoltà di infliggere multe in caso di violazioni che danneggino il corpo docente o visitatori esterni invitati a parlare.
La legge prevede poi nuove responsabilità non solo per gli atenei, ma anche per i sindacati studenteschi, che possono subire le sanzioni sopra menzionate. Contestare persone invitate a parlare potrebbe diventare così una limitazione della libertà di espressione, indicata nella legge come «libertà di esprimere idee, convinzioni e punti di vista senza subire conseguenze avverse».
Diventerà inoltre obbligatoria non solo la tutela, ma la promozione attiva della libertà di espressione, mettendo in pratica atenei e sindacati studenteschi sullo stesso piano per quanto riguarda doveri e responsabilità.
Questo potrebbe rappresentare la fine del no-platforming, quella pratica di boicottaggio di persone od organizzazioni cui viene negato uno spazio o le risorse per parlare. La maggior parte dei sindacati studenteschi si è dotato negli anni di norme precise al riguardo.
Tuttavia attraverso i media, l’espressione no platforming è usata ormai per indicare tutti quei casi in cui un invito a parlare viene ritirato o una conferenza è cancellata, spesso a prescindere dalle ragioni.
L’Higher education (freedom of speech) Bill è stato contestato, tra gli altri, da UK Universities, associazione che riunisce gli atenei britannici e dalla National Unions of Students, associazione che raccoglie i sindacati studenteschi del paese, così come dal partito Laburista.
Secondo Kate Green, ministra ombra per l’educazione, «con la nuova legge si dà ai negazionisti dell’Olocausto, ai no-vax e alle persone dannose per l’interesse pubblico la possibilità di fare causa per ritagliarsi uno spazio nelle università» … leggi tutto
(Sidharth Bhatia)