di Mario Lavia
Di fronte alla presa d’atto del nuovo quadro di potere in Afghanistan non si vedono proteste,
manifestazioni, iniziative anche simboliche da parte di nessun partito. Soprattutto, si confonde trattativa con dialogo, come se fossero la stessa cosa
Siamo già assuefatti, e dunque arresi. I tagliagole hanno preso il potere a Kabul, punto e basta. La guerra è perduta, la storia è finita. Siamo senza parole, circondati da politici, giornalisti, esperti, e anche politicanti, orecchianti, farisei che ci spiegano in tutte le salse con l’aria da sapientoni o da simil-statisti che è l’ora del dialogo con questi nemici della civiltà.
Attenzione, non della trattativa (che ovviamente la Cia e chissà chi altri hanno già intavolato con i talebani), ma del dialogo, cioè quella forma di relazione umana che presuppone il riconoscimento dell’interlocutore. Agnese Moro sulla Stampa di ieri ha esaltato il dialogo come «strumento principe della politica», spiegando che esso «non è una strizzatina d’occhio o vigliaccheria ma un modo per chiedere, per ascoltare, per conoscere e farsi conoscere» e «implica da entrambe le parti un po’ di riconoscimento di un minimo di umanità».
Il punto è molto delicato, anche data la particolare drammatica storia di Agnese Moro – è lei stessa a tracciare un parallelo inquietante e un po’ improprio con la tragedia del padre: ma che dialogo ci può essere con chi ti punta contro la pistola, o il kalashnikov? Qual è questo «minimo di umanità» che dovrebbe consentire il riconoscimento reciproco? Cosa dovremmo «conoscere» dei tagliagole che già non conosciamo? Si dialogò forse con Adolf Hitler?
Nel discorso più famoso della storia del cinema (“Il grande dittatore”, 1940, quando il Führer era ancora bene in sella) Charlie Chaplin non aveva dubbi: «I bruti sono saliti al potere. Combattiamo per liberare il mondo eliminando confini e barriere, l’avidità, l’odio e l’intolleranza, combattiamo per un mondo ragionevole, un mondo in cui la scienza e il progresso diano a tutti gli uomini il benessere. Soldati, uniamoci in nome della democrazia».
La guerra infine fu vinta anche con questi discorsi fatti mentre pareva, per dirla con John Steinbeck, che la luna fosse tramontata per sempre. Non era così … leggi tutto
(IsaaK Alexandre KaRslian)