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Kae Tempest: sopravvivere all’amore (doppiozero.com)

di Daniele Martino

Cosa chiediamo a un poeta? 

Maestria letteraria, certo. Ma se non si spende nella sua verità, se non si spoglia di ogni dissimulazione, se si nasconde come un romanziere dietro una storia ben strutturata, ci delude. La “lirica” sarebbe il “canto”, un gorgheggiare di sentimenti condivisibili, una lettura, un ascolto in cui il poeta è capace di relazionare, di affabulare ciò che il lettore non sa dirsi.

Alla poesia si chiede molto, e richiede molto, in un’era in cui la lettura stessa diventa una opzione sempre più difficile, lontana dalla frammentazione dell’attenzione digitale. Uscendo dalla parola muta, negli anni Sessanta la Beat Generation ha gettato il corpo del poeta nei reading dei club di San Francisco, nel sudore di ormoni astanti, spesso contrastanti, tracciando l’unica strada contemporanea per la poesia: il ritorno alle origini greche, ancestrali della parola cantata o detta dal vivo ad alta voce.

Un reading non può essere una tormentosa esportazione sonora di un testo concepito nella bolla asettica della letteratura scritta. Deve ridarsi al teatro, e alla musica, alla prossemica, alla qualità performante di una voce speciale, allenata a tutto il pentagramma dei volumi e dei timbri.

In Italia abbiamo avuto recentemente due approcci di questo tipo: quello cabarettistico di Guido Catalano, che non accettando di essere uno dei tanti poeti sfigati che non bucavano le attenzioni dei tre, quattro editor di poesia di case editrici di rango che portano alla gloria di libro una decina di autori l’anno ha scelto con grande autoironia, coraggio, di sputtanarsi in decine e decine di reading in club prima torinesi, infine recentemente italiani; Catalano è così arrivato a essere un autore Rizzoli perché il poeta che sa scrivere poesia in questo caso ha deciso di prendersi in giro, e di prendere in giro i sentimenti che prova e proviamo, facendo ridere chi lo ascolta, togliendolo da quel triste imbarazzo che solitamente si trova davanti il poeta, che si sente imbarazzato e triste d’essere un poeta invenduto, e non un romanziere che fa girare un po’ l’economia editoriale … leggi tutto

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