di Iacopo Gardelli
Il digitale, la quarta rivoluzione umana,
dopo la copernicana, la darwiniana, la freudiana; internet non è un aggiornamento di Gutenberg, ma un vero e proprio nuovo habitat, fondato sulle relazioni, sulla rete e i suoi nodi, in cui siamo immersi; un progetto comunitario umano basato sul verde e il blu, sull’ambiente e sul digitale; coordinamento, collaborazione, cooperazione, le “tre c” decisive; la privacy e i dati personali. Intervista a Luciano Floridi.
Prima di parlare delle idee politiche contenute nel suo Il verde e il blu, partiamo da una domanda fondamentale per capire il suo punto di vista: lei, riferendosi al digitale, parla di “quarta rivoluzione”. Spesso lo definisce un nuovo habitat. Perché il digitale non è semplicemente un mezzo?
Proprio questa mattina, a un incontro, uno dei partecipanti mi ha chiesto di individuare il cambiamento principale introdotto da internet. Ho risposto esattamente così: capire che il digitale è un ambiente, non un semplice strumento. Il digitale è diventato parte dei luoghi che abitiamo, dove trascorriamo il nostro tempo e dove interagiamo. Il digitale ha creato una nuova comprensione di noi stessi.
L’impatto non è solo tecnologico. Il nucleare, ad esempio, che è stata una tecnologia rivoluzionaria, non ha cambiato la nostra antropologia filosofica, ovvero il modo in cui ci percepiamo; o il nostro modo di essere politici, sociali, economici, il nostro modo di concettualizzare il mondo e il modo di trasformarlo.
Da qui l’idea della quarta rivoluzione, come ormai ripeto da molti anni. Le prime tre rivoluzioni, quella copernicana, darwiniana e freudiana, sono tali perché hanno cambiato la nostra auto-comprensione: non siamo più al centro del cosmo, non siamo più al centro della natura, e non siamo più al centro del nostro universo mentale; ecco, oggi non siamo più al centro del mondo dell’informazione.
Alcuni miei colleghi questo punto non l’hanno capito: continuano a parlare del digitale pensando solo ai testi informatizzati, in modo molto “novecentesco”; si parla di internet come di una sorta di aggiornamento di Gutenberg, di “stampa 2.0”. Non è così, radicalmente: non si può ridurre la rivoluzione digitale a una sorta di rivoluzione della stampa.
Secondo me si tratta di un capitolo totalmente nuovo della nostra esistenza. Siamo immersi in un nuovo habitat. Pensiamo al concetto di identità, di privacy, o all’impatto delle tecnologie sul mio modo di costruirmi e comprendermi: questo è un universo che il mondo del libro non ha modificato in modo così radicale.
Se il digitale fosse semplicemente qualcosa in più del già visto, se fosse in esclusiva continuità con quello che c’era prima, non staremmo qui a discuterne … leggi tutto
(Domenico Loia)