Lezioni di Storia, una rubrica di divulgazione storica partendo dal presente
Politica, propaganda e social media: nel mondo di oggi chiunque voglia iniziare o consolidare la propria carriera politica ha bisogno dei cosiddetti “spin doctor”, ovvero degli specialisti della propaganda che curino la sua immagine pubblica, soprattutto, nella maggioranza dei casi, attraverso la gestione dei suoi account social.
Già, ma nel mondo antico come funzionava invece? Quali erano i canali che i politici usavano per comunicare le loro idee alle masse per convincerle ad appoggiarli? Come si guadagnava il consenso popolare prima dei grandi mezzi di comunicazione di massa? E c’erano già campagne di propaganda massicce, influencer prezzolati o diffusione di fake news ad arte, per colpire gli avversari e magnificare i propri, spesso inesistenti, risultati? Scopriamolo.
Ramses II, la prima grande fake news della storia e l’instagram di pietra
Qadesh, 1280 circa a.C. Rive del fiume Oronte, in Siria. Nella polvere della pianura, due possenti eserciti sono pronti a combattere. Sono le armate di Ramses II, re d’Egitto, e di Muwatalli II, re degli Ittiti. Da anni sono in lotta per il controllo di tutto l’Oriente, e ora siamo alle resa dei conti. Ma la grande battaglia si risolve in pratica in un grande meh.
Gli Ittiti attirano gli Egiziani in una imboscata, e anche se Ramses, intervenendo personalmente, alla fine risulta vincitore, le perdite sono ingenti, Muwatalli si ritira nella fortezza, con le truppe scelte del suo esercito, e gli egiziani preferiscono non assediarlo, o non hanno la forza per farlo. Il re Muwatalli, già malato, morì qualche mese più tardi e gli Ittiti dovettero affrontare la minaccia assira, per cui l’intervento contro gli egizi divenne per loro di secondaria importanza.
Seguono diversi anni di lavoro diplomatico febbrile, portato avanti per altro con sapienza dalle due regine, Puduhepa per gli Ittiti e Nefertari per gli Egizi, che concordarono una tregua in cui nessuno dei due contendenti perdeva troppo la faccia.
Ma Ramses non ci stava a passare alla storia come un sovrano che aveva contrattato con il nemico, e così decise che per i posteri Qadesh doveva essere raccontata come la più straordinaria vittoria degli Egizi. Così mentre gli Ittiti si limitarono a conservare con una epigrafe in accadico nella loro capitale, Hattuša, i termini del trattato di alleanza, Ramses decise di fare della battaglia il perno della sua propaganda.
Così furono stilate fonti letterarie come il “Bollettino di Qadesh”, cioè un riassunto di quanto avvenuto nella battaglia (sempre secondo l’ottica egiziana) che accompagnava bassorilievi che erano stati posizionati bene in vista nei principali templi e monumenti del regno: si ritrovano a Abu Simbel, a Karnak, al Ramesseum, a Luxor … leggi tutto
(Ramsés II en Qadesh, relieve de Abu Simbel (via Wikimedia Commons))