di Francesco Cundari
È verosimile che proprio gli ultimi e meno entusiasti a ottenere il green pass diverranno i più intransigenti sostenitori della linea dura:
una volta che nel club sono entrato anch’io, e tanto più se l’affiliazione mi è costata un gran sacrificio, certo non voterò per chi vuole azzerare i vantaggi della tessera
Sono state date numerose spiegazioni dei vari pasticci in cui continua a cacciarsi il centrodestra. Una coalizione che paradossalmente, a dispetto di sondaggi che la danno stabilmente in testa, appare all’esterno sempre più confusa e infelice: dalle patetiche disavventure delle amministrative alle evidenti tensioni interne all’alleanza (e agli stessi partiti, almeno per quanto riguarda la Lega) sul modo di affrontare il Covid.
Pesa inevitabilmente la divisione sul governo Draghi, con Lega e Forza Italia in maggioranza e Fratelli d’Italia all’opposizione. Pesa naturalmente il tentativo salviniano di tenere il piede in due scarpe, prima inseguendo Giorgia Meloni nella battaglia contro l’estensione del green pass e poi rassegnandosi alla sua approvazione (per limitarci all’esempio più recente). Ma per quanto la leadership di Matteo Salvini non stia certo attraversando il suo momento di maggior fulgore, il problema sembra essere più profondo.
Vedremo se e quanto la crisi strategica del centrodestra nel suo complesso si rifletterà anche sui consensi di Fratelli d’Italia. Per ora i sondaggi registrano solo una prima frenata, apparentemente fisiologica, al termine di una cavalcata che in due anni appena ha portato il partito dal 6 per cento delle europee del 2019 al 20 per cento degli attuali sondaggi, in gran parte a spese della Lega.
In proposito, pur sapendo che questo genere di calcoli è sempre arbitrario e che gli spostamenti elettorali non sono mai così lineari, non si può non rimanere colpiti dalla perfetta simmetria di quel 15 per cento di voto populista che nel 2019 fa passare il Movimento 5 stelle dal 32 per cento delle politiche al 17 delle europee nello stesso momento in cui la Lega fa il percorso inverso, passando dal 17 delle politiche al 34 delle europee, per poi ripetere la coreografia nei sondaggi di oggi, con la Lega che ridiscende dal 34 al 19, mentre Fratelli d’Italia passa giusto giusto dal 6 al 20.
A fare da contraltare a un simile ottovolante nel campo populista, che ha portato il primo partito del 2018 (M5s) al quarto posto negli ultimi sondaggi, e il quinto di appena tre anni fa (Fdi) al primo posto di oggi, l’inscalfibile stabilità dei consensi al Partito democratico, nei sondaggi ancora fermo al 18 per cento delle politiche, dopo il breve rimbalzo al 22 per cento delle europee, nonostante scissioni, congressi e cambi di leadership a non finire (dal voto di tre anni fa è già al quarto segretario).
Resta da capire se il cambio di scenario segnato dall’arrivo di Mario Draghi e dalle posizioni assunte da Lega e Fdi sul contrasto al Covid (con tutte le differenze già segnalate), muoveranno qualcosa di più profondo nei rapporti di forza dentro e tra gli schieramenti … leggi tutto
(Giorgio Parravicini)