Bologna 2021 – LA STRATEGIA DEL CUCULO…E LE ELEZIONI BOLOGNESI (FB)

di Cesare Masetti

Come si sa, il Cuculo (Cuculus Canorus) è un 
uccello parassita.

Depone il suo unico uovo nel nido di altri uccelli insettivori, generalmente molto più piccoli di lui. Una volta nato, il suo ardimentoso pulcino si occuperà di defenestrare uova o altri fratelli acquisiti. Da qui in poi, per i piccoli genitori adottivi che ormai saranno caduti nel suo inganno, sarà un figlio unico sempre più ingombrante e vorace.

Una volta cresciuto se ne andrà, senza tanti ringraziamenti. E’ una strategia evolutiva su cui non ha senso esprimere un giudizio morale, ma forse ha qualche cosa in comune con quello che è accaduto e accadrà attorno alle prossime elezioni bolognesi. Conoscendomi, non sarà difficile immaginare a quale “cuculo” mi riferisco.

La strategia trasformistica   applicata da quest’ultimo per giungere al fine elettorale del suo camuffamento è sicuramente più raffinata e forse non pienamente coincidente con quella del suo parente “pennuto”, ma il risultato finale sicuramente sì. All’inizio e in gran parte dei dieci anni di presenza attiva e di spicco nell’amministrazione comunale, il nostro “volatile” è stato un coerente rappresentante della sua specie.

Come il suo sindaco, è stato promotore e protagonista del processo di involuzione privatistica e mercantile della città. In giunta ha sposato tutti i progetti urbanistici di cementificazione della città. Dalla fallimentare “trilogia Navile”, alla prima ipotesi di disboscamento e costruzione del bosco urbano dei Prati di Caprara, che lui stesso definì “verde percepito”, in contrapposizione al Comitato dei Cittadini che nel frattempo stava cominciando a lottare per quell’area verde.

Ha sostenuto, e continua a farlo, quel mostro fallimentare di “FICO”; ma soprattutto ha portato a termine il disegno strategico del suo predecessore, con una inedita ed insidiosa privatizzazione degli strumenti di indirizzo urbanistico della città.

Inedita, perché per la prima volta non veniva privatizzato un servizio (anche perchè c’era rimasto poco da privatizzare), ma un pezzo di gestione e controllo amministrativo in un settore strategico dell’amministrazione comunale. Insidiosa, perché si tratta della creazione di un soggetto sostanzialmente privato, che sfugge ai controlli ed ai meccanismi della rappresentanza democratica e che sposta fuori da questa stessa rappresentanza e dagli organi amministrativi pubblici le politiche di indirizzo e controllo della città.

Sto parlando di quel mostro che da Urban Center è diventato la Fondazione Innovazione Urbana. Si potrebbe definire un primo caso di privatizzazione della politica.

Un bidone, fatto, riempito e costantemente rifornito, con soldi in gran parte pubblici, che ha sottratto spazi a servizi e uffici Comunali (oggi gran parte del piano terra del Palazzo Comunale è occupato dalla Fondazione, cortili compresi), ma che soprattutto ha bypassato la politica e l’amministrazione nel rapporto diretto con i cittadini sui temi dell’urbanistica e non solo … leggi tutto

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