Bossi: la solitudine del vitellone (doppiozero.com)

di Marco Belpoliti

Nel 1991 Umberto Bossi è stato eletto da quattro 
anni senatore della Repubblica quando oltre Manica, 

forse memori dell’indipendentismo irlandese, s’accorgono di questo cinquantenne che si è già fatto notare per i suoi modi inusuali e per le sue espressioni verbali accese in comizi vari. Così un giornale inglese chiede al fotografo della Magnum Ferdinando Scianna di realizzare un servizio sul Senatùr di Varese. Scianna va nella città lombarda per incontrarlo nella sede del movimento autonomista.

È nato a Bagheria e da anni vive in Lombardia, a Milano. Niente di più lontano dalla sua cultura di questo esagitato politico dai toni irriguardosi e provocatori: “Roma ladrona”, “Forza Etna” scrivono i militanti leghisti sui viadotti e sui piloni delle autostrade e superstrade.

Allora la Lega, che poi cambierà più volte nome, ma non pelle, non è ancora ricca come diventerà in seguito e si fa pubblicità con pennelli intinti di vernice bianca e manifesti dalla grafica inconsueta, che ricorda quella degli anni Quaranta e Cinquanta della Democrazia Cristiana anticomunista. Bossi si dichiara all’epoca un antifascista; non è ancora nata l’alleanza governativa con gli ex-fascisti del Movimento sociale trasformato in Alleanza Nazionale.

La prima cosa che Bossi chiede al fotografo è: da dove viene? E aggiunge: per caso lei è calabrese? Scianna gli risponde che è siciliano del Nord, perché, aggiunge con una battuta, da lui ci sono anche i siciliani del Sud, reputati degli scansafatiche.

Il Senatùr sorride e gli dice che sua moglie è di origine siciliana. Un po’ di Sud anche a casa sua. Scianna ha confessato a distanza di tempo che Bossi non gli era piaciuto e che provava a metterlo in cattiva luce, forse cercando tratti negativi nel suo volto mentre lo guardava in macchina. Scatta molti primi piani con una luce che mostra ombre sinistre sul viso del Senatùr.

Poi gli chiede di uscire per strada, per fare degli scatti in città. Bossi passeggia; si ferma da un mendicante e gli fa l’elemosina; molte persone lo fermano e chiedono al fotografo di ritrarle con lui: una foto ricordo con il loro idolo. Prende anche un fiore da una fioraia e si fa ritrarre col fiore in mano. Ma la foto più bella, e probabilmente emblematica, è quella che Scianna gli scatta in un bar.

Prima seduto al tavolino: Bossi si mette in posa in modo naturale, prende in mano un giornale. Quindi si alza e va al banco per bere un caffè … leggi tutto

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