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A fianco della Spigolatrice di Sapri (dinamopress.it)

di Caterina Peroni

Le polemiche sulla statua inaugurata la settimana 
scorsa sembrano non cogliere che il problema non 
sono le tette o le chiappe esposte, 

ma che queste continuino a rappresentare oggetti della morbosità machista

In questi giorni infuriano le polemiche sull’esposizione (letterale) de La spigolatrice di Sapri, ritratta nella statua inaugurata la settimana scorsa in posa ammiccante e desnuda, la cui notizia è stata diffusa con l’immagine delle autorità presenti all’evento.

In molte hanno criticato la sessualizzazione della rappresentazione bronzea dell’immaginario dell’uomo medio eterocis di mezza età italiano condensata nella statua. La statua, in effetti, sembra essere messa lì a disposizione del primo omuncolo arrapato di passaggio, impressione confermata da una seconda foto, che sta circolando sui social, che ritrae un uomo italiano di mezza età che le palpa il culo rivendicando l’azione (direi in maniera estremamente coerente) come atto di virilità, e dimostrando che la realtà supera ampiamente le nostre più distopiche analisi intersezionali.

Perché in questa vicenda, in effetti, ci stanno tutte le regole di base del manuale dell’intersezionalità: c’è lo sguardo bianco, coloniale, maschile, che si appiccica bavoso sul corpo della subalterna, povera, giovane, del sud.

Il dibattito social, come ormai accade sistematicamente, si è polarizzato tra due posizioni, entrambe derivanti dalla distorsione contenuta nel concetto ormai in voga della cancel culture: da un lato, quella contro la sessualizzazione dei corpi delle donne, che è arrivata a pretenderne l’abbattimento (le “donne del PD”, sic!); dall’altro la reazione a queste critiche che grida alla censura sessista (il sindaco di Sapri in persona), ideologica retrograda e di regime (rappresentata dal movimento femminista: Il Giornale, non fatemelo taggare), che utilizza il classico argomento: #ealloralestatuegreche??

Inutile dirlo, è lo stesso scultore che rivendica l’estetica della sua opera, volta a «rappresentare un ideale di donna, evocarne la fierezza, il risveglio di una coscienza, il tutto in un attimo di grande pathos»  … leggi tutto

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