di Antonio Polito
Ma un minuto dopo il vincitore fingerà di dimenticare di aver vinto grazie all’astensione,
e il vinto farà finta di aver perso solo a causa dell’astensione. Entrambi, come è già successo al primo turno, sottovaluteranno il significato politico della diserzione di massa dalle urne
Èmolto probabile che tra una settimana il numero degli elettori che non si recheranno al seggio elettorale per i ballottaggi sarà ancora maggiore, segnando un altro record. Vorrà dire che la vittoria finale non andrà al candidato che conquisterà più voti, ma piuttosto a colui che ne perderà di meno, perché sarà riuscito a trascinare alle urne il grosso dei suoi elettori.
Ma un minuto dopo il vincitore fingerà di dimenticare di aver vinto grazie all’astensione, e il vinto farà finta di aver perso solo a causa dell’astensione. Entrambi, come è già successo al primo turno, sottovaluteranno il significato politico della diserzione di massa dalle urne.
Solitamente il non voto viene interpretato secondo categorie tradizionali e ormai un po’ stantie. L’idea è che l’optimum democratico sia una grande partecipazione, perché questa è segno di adesione convinta al sistema, fiducia nelle istituzioni, voglia di contare. Di conseguenza l’astensionismo è generalmente interpretato come antipolitica.
Anzi, dopo l’ultimo voto amministrativo c’è stato chi lo ha direttamente sommato al voto dei partiti cosiddetti populisti, andati piuttosto male, per concludere che in fin dei conti la «protesta» si era anzi diffusa, e aveva di fatto vinto le elezioni. L’astensionismo è stato cioè interpretato come una specie di «populismo in sonno», di «antipolitica in letargo», pronta però a balzare fuori come una tigre quando il gioco si farà duro, cioè alle prossime elezioni nazionali, per gonfiare di nuovo le vele degli sconfitti di oggi, Cinque Stelle e Lega.
Ora, non c’è dubbio che nell’astensione ci sia una quota di indifferenza irriducibile e di estraneità esistenziale alla politica, quando non di rifiuto aperto della democrazia, e questa del resto si manifesta in ogni elezione e in ogni Paese dell’Occidente.
Noi italiani, anzi, possiamo dirci più immuni rispetto ad altri Paesi di democrazia matura come gli Stati Uniti, la Francia o la Gran Bretagna, dove difficilmente alle politiche vota il 73% degli aventi diritto come è avvenuto da noi nel 2018 … leggi tutto
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