MIMMO LUCANO: UN DIALOGO FRA SORDI (diario.world)

di Marzia Casolari

Non amo il programma di Lilli Gruber, che non 
guardo praticamente mai. 
Ho voluto però vedere la puntata di giovedì sera, che ho constatato riflettere l’andamento di questa vicenda. Da un lato la sentenza, con dei capi d’accusa precisi, che la conduttrice ha richiamato, dall’altro l’imputato e un vasto coro di sostenitori, che ignorano i capi d’accusa e continuano a ripetere che quello che è stato fatto è stato a fin di bene e solo per questo Lucano non dovrebbe essere condannato. Lui stesso nel corso dell’intervista ha detto che questa sentenza non dovrebbe esistere.
Allora, vogliamo affermare che le irregolarità non sussistono e che sono tutta invenzione degli inquirenti, o vogliamo dire che sussistono, ma che non ci importa nulla, perché il fine era l’accoglienza? Credo che il primo punto non sia sostenibile: la cattiva gestione mi pare sia innegabile.
Premetto che anch’io penso che si tratti di una condanna eccessiva, che neppure a stupratori seriali o a omicidi delle proprie mogli vengono inflitte pene simili, che probabilmente sarebbero bastate sanzioni amministrative, la sospensione dai pubblici uffici. Io però penso che reati ne siano stati commessi, irregolarità nella gestione di fondi provenienti dal ministero dell’interno che hanno generato reati contro il patrimonio. Si parla di assenza di giustificativi o di sussistenza di giustificativi irregolari per milioni di euro.
Quello che traspare è una gestione disinvolta di fondi pubblici per ingenti somme. A me non interessa se lo scopo era nobile, ovvero accogliere richiedenti asilo. La vicenda necessiterebbe di una spiegazione sui tecnicismi della gestione dei fondi SPRAR e FAMI, ma non è questa la sede. Per fare un solo esempio, se si usano somme destinate alla formazione linguistica per creare cooperative, non solo risulta pressoché impossibile rendicontare le spese, ma siamo sicuri che così facendo si stiano aiutando i richiedenti asilo appena arrivati, che necessitano di imparare l’italiano come primo passo verso l’integrazione? Io penso di no.
Senza presunzione, gandhianamente penso che il fine non giustifica i mezzi. Penso che una buona integrazione non passi per una cattiva gestione. Se al posto di Lucano ci fosse stato un uomo di destra, il coro dei “compagni” sarebbe stato di unanime condanna.
Per me Riace non è un modello, anche se gli immigrati fossero stati accolti in alloggi di lusso. Non è un modello perché non accetto e non giustifico la gestione non lineare e non trasparente dei fondi destinati all’asilo, pratica che tristemente accomuna molte amministrazioni, ben più grandi, solide e strutturate di quella di Riace, e parte del privato sociale.
E mi allarma sentir dire che il modello Lucano andrebbe replicato, in barba alle regole. Se questa è l’accoglienza che vogliamo praticare, mi pare che il modello che molti rivendicano sia un’accoglienza in odor di corruzione, e questo è grave. Delle critiche alle mie posizioni, di essere guardata storto per quello che penso e dichiaro non mi importa nulla. Io non sto con Mimmo Lucano, anche se penso che la sua condanna sia eccessiva.

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