L'ultima uscita di Alessandro Barbero sulle donne che faticano a trovare il giusto spazio nel mondo del lavoro a causa di «differenze strutturali» con gli uomini sembrano uscite da un rotocalco paternalista degli anni 50.
Ma la domanda è: perché chiedergli opinioni su temi di cui non ha competenza?
Diciamocelo chiaramente: le parole di Alessandro Barbero sulle donne che faticano a trovare il giusto spazio nel mondo del lavoro a causa di «differenze strutturali» con gli uomini, ovvero per quella «mancanza di aggressività, spavalderia e sicurezza di sé che aiutano ad affermarsi» sembrano uscite da un rotocalco paternalista degli anni 50 o da una freddura della Settimana Enigmistica, considerazioni non proprio all’altezza di un uomo colto e spiritoso come il professore torinese.
Un divulgatore dal grande talento (e narcisismo) che molto spesso si esprime su temi di attualità come il ad esempio il green pass su cui ha espresso una posizione molto critica. L’intervista rilasciata alla Stampa ha generato la prevedibile cagnara di insulti e ma anche molto stupore tra i fan di Barbero, disorientati e avviliti dalla sua infelice uscita.
Poi però uno si chiede perché mai un brillante docente di storia medievale (non il ministro delle pari opportunità), dovrebbe illuminarci sui problemi della società contemporanea, perché chiedergli opinioni su temi di cui non ha gran competenza?
È un po’ come domandare a Cristiano Ronaldo pareri sulla crisi in Yemen o a Dacia Maraini una scheda tecnica sul campionato di calcio turco. E poi sorprendersi della risposta. In questo caso il parere di Barbero vale come quello di chiunque altro, dimostrandoci che anche le persone molto intelligenti sanno dire cose molto stupide.