di MASSIMO BALDINI E DANIELE PACIFICO
La mancanza di strumenti di sostegno al reddito non contributivi per i lavoratori poveri espone molti di loro a una condizione di forte disagio economico e sociale.
Una riforma sul modello francese ridurrebbe anche i costi del reddito di cittadinanza.
Reddito di cittadinanza e lavoro
In un recente contributo su lavoce.info Massimo De Minicis e Marco Marucci affermano che poiché molti percettori del reddito di cittadinanza sono difficilmente attivabili, il dibattito sulla riforma della misura non dovrebbe concentrarsi troppo su come migliorarne l’efficienza in termini di attivazione al lavoro ma, semmai, su come migliorare la condizione economica e sociale dei percettori che già hanno un lavoro.
La constatazione è assolutamente condivisibile nella misura in cui il focus è appunto sui tanti (la maggior parte) percettori di reddito di cittadinanza che, per le loro caratteristiche sociali, economiche e familiari, sono appunto difficilmente attivabili.
Per i percettori di Rdc che sono invece attivabili – De Minicis e Marucci mostrano in effetti come un significativo 33 per cento dei percettori nel 2020 avesse estratti contributivi nel 2019 – è utile agire lungo le seguenti direttrici:
– potenziare il sistema di attivazione pubblico-privato mediante la definizione di percorsi di re-inserimento professionale adeguati alle caratteristiche particolari dei percettori di Rdc (si vedano ad esempio i punti 6 e 7 della proposta di potenziamento del Rdc formulata dall’Ocse);
– potenziare i meccanismi incentivanti previsti dal programma Rdc (ad esempio aumentando ed estendendo la durata degli earnings disregards, come descritto recentemente da Pacifico e Scarpetta su questo sito).
Rimane tuttavia aperto il problema di come favorire una vita dignitosa ai percettori di reddito di cittadinanza che dovessero eventualmente trovare un’occupazione. Infatti, Secondo il rapporto Inps 2021, la retribuzione media dei percettori di Rdc è pari solamente al 12 per cento di quella media nel settore privato e, nella maggior parte dei casi, l’occupazione dura meno di quattro mesi durante l’arco dell’anno.
In altri termini, molti (dei pochi) percettori del Rdc che trovano una occupazione rimangono sotto la soglia di povertà economica.
Lavoratori poveri, ma senza Rdc
Come giustamente sostengono De Minicis e Marucci, il problema del lavoro povero è in effetti centrale quando si parla percettori di Rdc attivi. Tuttavia, a nostro avviso, il dibattito sull’argomento dovrebbe essere esteso anche ai tanti altri lavoratori poveri che, per un motivo o per l’altro, in Italia non percepiscono il sostegno.
In effetti, solo il 50 per cento dei “working poor” (definizione Eurostat) in Italia percepisce prestazioni di sostegno al reddito, un valore molto inferiore rispetto alla media Ue (65 per cento) e superiore solo a Spagna, Portogallo, Croazia e Repubblica Ceca … leggi tutto