Caro André ti racconto come è andata (arivista.org)

Intervista a Georges Brassens di André Sève

Nei primi anni ‘70 Brassens viene intervistato dal 
suo amico André Sève, 

una chiacchierata a tutto tondo.
Ne pubblichiamo qualche stralcio.

I miei amici avevano il grammofono

André Sève – Mi hai detto d’essere stato “segnato” dalla canzone molto presto, fin dall’infanzia…
Georges Brassens – In casa nostra cantavano tutti, mio padre, i miei nonni, mia madre, mia sorella. Devi partire da qui: in casa cantavano tutti e, di conseguenza, se penso a me bambino, mi sento cantare fin dall’età di quattro o cinque anni. Cantavo le canzoni che si usavano allora, soprattutto quelle che cantava mia sorella.

Tua madre era italiana?
Sì, di Napoli. E mio padre era di Sète. Così, si cantava ‘O sole mio insieme ad arie d’epoca o d’operetta, si mescolava Si l’on ne s’était pas connus con Salut, demeure chaste et pureSanta Lucia con Fascination. Cantavamo continuamente senza farci troppe domande su quel che cantavamo.

Una famiglia “canterina”
Proprio così. E poiché ero il più giovane, andavo in giro a imparare altre canzoni, perché anche i miei amici avevano il grammofono. Andava molto di moda, il grammofono, tra il 1920 e il 1930. Sentivo una canzone che mi piaceva, mi mettevo a cantarla a casa mia e mia madre diceva: “Che cos’è? È bella, dovresti insegnarmela”. Tornavo dall’amico per copiare le parole, oppure mi facevo prestare il disco. Mia madre imparava in fretta, era una vera militante della canzone.

A quel punto, arrivava mia sorella dall’ufficio, sentiva la novità e hop! ci si metteva anche lei, e dopo di lei tutti gli altri. In fondo, eravamo tutti dei militanti della canzone. Per esempio, andavo dietro a mio nonno, in giardino. Cercava di tirar su qualche rosa, ma è difficile, a Sète: c’è troppo sole e poca acqua. Ad ogni modo, lo sentivo canticchiare un motivo, e quell’aria mi entrava subito in testa; le tenevo a mente con molta facilità, le melodie. Mia madre mi sentiva canticchiare e m’insegnava le parole.

Era comunque lei la più patita di canzoni?
Sì, senz’altro. Imparava sistematicamente quelle che le piacevano e, non disponendo dei mezzi che esistono oggi, chiedeva alle amiche di passarle le parole che eventualmente le mancavano e le annotava poi su un grosso quaderno.

E cantava, cantava! Vivevo immerso in un bagno di canzoni, e così, fatalmente, dato che ho avuto la fortuna d’essere stato allevato da mia madre, l’ho sempre sentita cantare, fin dai miei primi anni: cantava mentre cucinava, mentre lavava, mentre stirava… Pensa un po’ che ricchezza di repertorio! … leggi tutto

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