Popolo buono, Parlamento cattivo / Il girotondismo di Letta e il ritorno dell’antipolitica (linkiesta.it)

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La logica binaria è dominante nei ragionamenti 
del segretario: il Partito democratico è il bene, 
tutti gli altri il male. 

Questo atteggiamento populista sul ddl Zan rischia di assecondare l’umore generale di un Paese sempre più lontano dalle istituzioni

La scoppola sulla legge Zan almeno un pregio ce l’ha: mostra plasticamente che questo è un Parlamento vecchio («Così si leggerà tra dieci anni nei libri di storia») a fronte di una società che è molto più avanti. Non è che sia contento, Enrico Letta, ma insomma adesso è più chiaro dove stia il Partito democratico – con i diritti – e dove la destra – con la Polonia e l’Ungheria – una destra a cui si sono accodati altri, Italia viva e Forza Italia.

Nella versione agrodolce di Letta tutto è più limpido, adesso risulta evidente che si è trattato di «una trappola ordita da tempo». L’obiezione verrebbe automatica – ci siete cascati – ma ormai la vulgata è passata, noi buoni gli altri cattivi, il resto sono chiacchiere da Transatlantico, roba da addetti ai lavori: il popolo è con noi.

Qual è dunque la morale della favola, secondo il leader del Pd? Qual è la lezione di fondo, diciamo, al di là della politica stretta, cioè la (definitiva?) rottura con Italia viva? Ascoltandolo ieri a Radio Immagina (la web radio del Pd), dove per il segretario erano giunte tantissime richieste di rompere con Matteo Renzi, è sembrato di cogliere due discorsi in uno.

Il primo, ovvio, è quello intriso di amarezza per come sono andate le cose, per il tradimento di «quelli che hanno seguito Matteo Salvini e Giorgia Meloni» per fare «giochini politici sulla pelle delle persone», cioè Renzi con cui non c’è più fiducia e Forza Italia che ha preferito Viktor Orbán a Ursula Von der Leyen, amarezza perché «i numeri ci sarebbero dovuti essere» ma poi qualcuno ha disertato dietro lo scudo del voto segreto.

Però poi, come dicevamo all’inizio, c’è un’altra faccia della medaglia, come se il voto sulla Zan avesse portato un raggio di sole a squarciare la nebbia politica e regalato agli elettori distratti un vistoso elemento chiarificatore, chi sta di qua e chi sta di là, secondo la logica binaria dominante nei ragionamenti del segretario: ed è un discorso che però finisce per ammantare il Parlamento in carica di un’aura di arretratezza culturale a forti tinte di immoralità, persino, per cui la logica conseguenza democratica dovrebbe essere quella della richiesta di elezioni immediate che Letta ovviamente non può avanzare e mai avanzerà finché c’è Mario Draghi a Palazzo Chigi … leggi tutto

(Lena Bauermeister)

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