di Renato Mannheimer, Pasquale Pasquino
Le campagne elettorali durano ormai sempre più a lungo.
Le elezioni dirette per designare il nuovo presidente francese avranno luogo fra sei mesi, in aprile del prossimo anno. Ma la campagna elettorale è già in pieno svolgimento, occupa costantemente le prime pagine dei giornali e invade i media di oltralpe. La situazione però è ancora particolarmente fluida.
Oggi, sulla base degli ultimi sondaggi, i due possibili sfidanti al secondo turno – quello che avrà luogo se, come certamente accadrà, al primo nessuno dei candidati avrà ottenuto il 50% più uno dei voti validi – potrebbero essere due candidati non ancora ufficialmente dichiaratisi: Emmanuel Macron e Eric Zemmour.
Il presidente uscente, per ragioni di etichetta, attenderà ancora un po’ a scendere ufficialmente in campo: è ancora il presidente in carica e non può fare troppo presto il candidato. Quanto al secondo possibile finalista, finora da noi meno noto, è utile fornire qualche informazione supplementare su di lui, anche per capire i motivi per cui attende a candidarsi ufficialmente: probabilmente dirà che glielo chiedono i cittadini – lui non ci voleva necessariamente andare, ma è stato trascinato dal popolo.
In realtà, per ora Zemmour non ha ancora le cinquecento firme di sostegno necessarie per candidarsi alla presidenza da parte di eletti parlamentari o locali.
Eric Zemmour, 63 anni, ebreo berbero e giornalista per molto tempo del Figaro, era conosciuto in Francia per la sua verve di polemista, spesso invitato a parlare nei talk shows televisivi, e per le sue posizioni estremiste, particolarmente ostili ai mussulmani, ma anche alle donne. Figlio di immigrati algerini, cresciuto nella banlieue parigina a Drancy, ha certamente faticato non poco ad “assimilarsi” – vedremo che questo termine è importante per lui – alla cultura francese, non particolarmente favorevole agli immigrati magrebini.
Questo e le sue letture hanno avuto su di lui un effetto non del tutto sorprendente, producendo quello che in tedesco si chiama Überanpassung, termine con il quale si intente una conformità eccessiva ad una situazione nuova e diversa nella quale uno si trova a vivere, un po’ come accade a chi diventa e gli conviene diventare più realista del re.
Oggi nei sondaggi (quanto a domani, si vedrà), pur avendo iniziato la sua pre-campagna da poco, il figlio di algerini “assimilato” potrebbe superare tutti i possibili sfidanti di Macron, non solo quelli della sinistra divisa in vari tronconi, ma anche quelli della destra liberale e filoeuropea, che non ha per ora un suo esponente unico. Le ricerche sulle intenzioni di voto assegnano oggi a Zemmour tra il 15 e il 17% al primo turno delle presidenziali, quello che seleziona i due candidati per il ballottaggio.
Nei primi sondaggi in cui era apparso il suo nome, in luglio, le intenzioni di voto lo davano al 5-7%. Certo è troppo presto per sapere se sarà lo xenofobo Zemmour lo sfidante di Macron per la presidenza della Repubblica in Francia … leggi tutto