Cosa ci dice l’aumento delle dimissioni dal lavoro (lavoce.info)

di  E 

L’aumento delle dimissioni è consistente, 
trasversale a settori e professioni e non 
appare episodico. 

È un segnale di riattivazione della mobilità nel mercato del lavoro. Rivela però tensioni quantitative e qualitative tra domanda e offerta di lavoro.

Un fenomeno da studiare

Un recente articolo di Francesco Armillei ha focalizzato l’attenzione sulla crescita delle dimissioni da rapporti di lavoro a tempo indeterminato (d’ora in poi per “dimissioni” si intenderà sempre dimissioni da tempo “indeterminato”), intervenuta nel secondo trimestre 2021 e osservata con i dati delle Comunicazioni obbligatorie.

L’autore ha suggerito anche diverse ipotesi interpretative: riduzione “all’americana” di attachment al mercato del lavoro, complici modifiche di comportamenti attribuibili alla pandemia? Fatto episodico (trimestrale) senza particolare significato, destinato a essere riassorbito? Sbocco obliquo a causa dei licenziamenti normativamente impediti?

Possiamo contribuire al dibattito evidenziando tre risultati qualificanti ricavati dai dati statistici già disponibili.

Il livello delle dimissioni è elevato anche nel terzo trimestre 2021

I dati disponibili per il Veneto fino al 30 settembre consentono di registrare la prosecuzione dell’incremento delle dimissioni (sono escluse sia le dimissioni durante il periodo di prova sia le dimissioni per giusta causa) anche nei mesi estivi .

Rispetto al livello del 2019 (pre-pandemico) le dimissioni nei primi nove mesi del 2021 sono risultate 77 mila, segnando una crescita dell’11 per cento. Il differenziale è ancora più forte rispetto al 2018 e (ancor di più) rispetto al 2020, quando l’irrigidimento complessivo dei movimenti nel mercato del lavoro aveva riguardato anche le dimissioni che pur, tra i motivi di cessazione, hanno visto incrementare il loro peso (67 per cento nel 2021), come ovvio effetto delle restrizioni ai licenziamenti … leggi tutto

(Hush Naidoo Jade Photography)

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