di Jacopo Giliberto
Sotto i mari italiani le riserve di oltre 90 miliardi di metri cubi di metano a basso costo.
L’estrazione a 5 centesimi al metro cubo, importazione al costo di 50-70 centesimi.
Nel sottosuolo sotto i piedi degli italiani riposano indisturbati almeno 90 miliardi di metri cubi dell’odiosamato metano, il meno inquinante tra i combustibili fossili, il più formidabile nemico del carbone. Ma quando non viene bruciato e trafila incombusto da guarnizioni e valvole di metanodotti srotolati per migliaia di chilometri, il metano è uno dei più feroci gas cambiaclima. È decine di volte più riscaldante rispetto alla CO2 che mettiamo sotto tiro alla Cop26 di Glasgow.
Quello italiano è metano il cui costo di estrazione si aggira sui 5 centesimi al metro cubo. È una stima indicativa, una media avicola trilussiana, citata da Marco Falcinelli segretario della Filctem Cgil e dall’economista Davide Tabarelli di Nomisma Energia. Ecco invece il prezzo di mercato del gas che l’Italia importa da Paesi remotissimi: fra i 50 e i 70 centesimi al metro cubo, più di 10 volte tanto.
Le stime del Pitesai
Nel sottosuolo a chilometri zero dell’Italia c’è molto più gas rispetto ai 92 miliardi di metri cubi censiti dal ministero della Transizione ecologica nel documento Pitesai.
Pitesai è la sigla di «Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee», il piano introdotto nel 2018 dal Governo Conte 1 ufficialmente come piano regolatore delle trivelle ma diventato nella realtà uno strumento per impedire in modo discreto lo sfruttamento dei giacimenti nazionali.
Investimenti a quota zero
Le stime delle riserve italiane di gas pubblicate dal Pitesai conteggiano i giacimenti accertati e non possono immaginare quelli ancora da cercare. Ma nuovi giacimenti non si cercano: gli investimenti delle compagnie sono fermi. Zero spaccato.
Finché non sarà emanato il Pitesai, ora all’esame della Conferenza unificata, nessuno si azzarda a scommettere un euro sui giacimenti attuali e su quelli possibili del futuro, nell’incertezza che quell’euro vada sprecato.
A tutto import
L’Italia brucia circa 70-75 miliardi di metri cubi di gas l’anno. Da gennaio a settembre abbiamo usato 53,2 miliardi di metri cubi (+6,8% rispetto ai primi nove mesi del 2020), di cui 2,48 (-20,2%) estratti dai giacimenti in pianura padana e dai grandi giacimenti dell’Adriatico, in Basilicata e, in misura contenuta, in Sicilia.
Le importazioni vengono soprattutto da Russia, Algeria, via nave al rigassificatore di Rovigo e dal nuovo metanodotto Tap … leggi tutto