Previdenza dei giornalisti, una decisione insostenibile (lavoce.info)

di 

Il dissesto di un comparto della gestione Inpgi 
pone in evidenza le gravi falle del sistema 
attuale di pluralismo previdenziale, 

cui non si può porre rimedio accollando sistematicamente all’Inps i costi dei fallimenti delle casse autonome.

I precedenti

Non è la prima volta. È già successo nel 2002 con l’Inpdai, l’ente di previdenza dei dirigenti di imprese industriali: anch’esso, come l’Inpgi e le Casse dei liberi professionisti, privatizzato nel 1994. E prima ancora, nel 1990, è successo con l’Enpao, l’ente (all’epoca, ancora pubblico) di previdenza delle ostetriche libere professioniste, categoria praticamente “estinta” per effetto dell’istituzione del Servizio sanitario nazionale.

Per non parlare, infine, della soppressione di alcune gestioni autonome dell’Inps, come quelle dei marittimi e degli spedizionieri doganali. Tutti casi in cui la soppressione della struttura previdenziale non è stata determinata da esigenze di razionalizzazione dell’organizzazione complessiva del settore, ma da situazioni irreversibili di crisi; con l’Inps a svolgere il suo ruolo di porto sicuro in caso di fortunale.

Con l’istituto di previdenza dei giornalisti, tuttavia, sembra che le cose debbano andare diversamente. La specifica norma che figura nella bozza della legge di bilancio per il 2022 non prevede, a differenza di quei precedenti, l’estinzione dell’ente che ha fallito il suo scopo.

Delle due gestioni dell’Inpgi, quella dei giornalisti liberi professionisti (Inpgi/2) e quella dei giornalisti subordinati (Inpgi/1), soltanto per quest’ultima, in ragione della grave crisi che l’affligge, dovuta alla crescente quota di iscritti pensionati o prepensionati, nonché alla generosità delle prestazioni, è programmato il trasferimento all’Inps, con la sostanziale conservazione dei medesimi trattamenti.

Nell’Inps soltanto la bad company

Dunque, l’Inpgi non verrà liquidato, ma continuerà ad operare con la florida gestione dei giornalisti liberi professionisti, sgravato della componente in crisi. È come se si trattasse di un’azienda in crisi dalla quale scorporare la bad company, da affidare ad altro soggetto.

In questo caso però si tratta dell’Inps, cioè l’ente che ha la responsabilità di garantire la tutela di base alla stragrande maggioranza dei lavoratori del paese, e ha stringenti vincoli e oneri di bilancio, necessari per salvaguardare la sua continuità e garantire le generazioni future.

Tale prospettata innovazione, dunque, non può non preoccupare, e molto, sotto più profili … leggi tutto

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *