di EUGENIO GIANNETTA
Alexandra Lapierre racconta la sua affascinante storia in un nuovo libro presentato al Salone del Libro di Torino.
Alexandra Lapierre è autrice di biografie e romanzi incentrati su grandi personaggi dimenticati della storia e l’Académie Goncourt ha scelto il suo ultimo romanzo, Belle Greene (Edizioni E/O), come libro dell’estate 2021. Figlia d’arte dello scrittore Dominique Lapierre, nel 2005 è stata nominata Cavaliere dell’Ordine delle arti e delle lettere dal ministero della Cultura francese ed è nota per il suo impegno nel valorizzare l’immagine della donna nella società, attraverso i suoi indimenticabili ritratti.
Parla italiano perfettamente, è pacata, sorridente, gentile, e a inizio intervista confida che sua madre ha lavorato per Harper’s Bazaar negli Anni Cinquanta. Tutto ciò, prima di addentrarci nella vita di Belle Greene, storia vera di una donna anticonformista e geniale che ha saputo rompere gli schemi della sua epoca, guidata da un’incredibile modernità, dalla passione per i libri, la cultura e una vita glamour in anticipo sui tempi, in un’America di inizio Novecento ancora profondamente razzista.
Come nasce l’incontro con Belle Greene?
Ho incontrato Belle la prima volta 30 anni fa, quando lavoravo alla Morgan Library di New York, mentre facevo ricerche su un altro personaggio, Fanny Stevenson, moglie di Robert Louis Stevenson. Lì hanno tutti i manoscritti di Dickens, Shakespeare, e quando chiedevo qualcosa di prezioso o complicato, mi dicevano sempre: vada a cercarlo nell’ufficio di Belle.
Ma chi è questa Belle? Ho domandato. La direttrice, mi dicono. Ah, la posso incontrare? No, è morta 50 anni fa. Ho pensato: è incredibile che dopo 50 anni questa donna abbia ancora questo peso, ma all’epoca lavoravo su un altro personaggio e la cosa rimase in un cassetto della mente. Poi 5 anni fa mi trovavo in Italia a un pranzo di lavoro, per parlare delle scoperte dello storico dell’arte Bernard Berenson.
Rievocavamo la ricchezza della biblioteca che Berenson aveva lasciato in eredità all’Harvard University Center for Italian Renaissance Studies, sulle colline di Firenze, e le collezioni straordinarie custodite nell’altra biblioteca americana in cui avevano lavorato alcuni di noi, la Morgan Library di New York.
Nel corso della conversazione saltò fuori Belle da Costa Greene, nome di cui serbavo un vago ricordo per averne sentito parlare alla Morgan Library durante le mie ricerche su Stevenson, circa trent’anni prima. La sera stessa ho ripreso in mano gli appunti, trovando che Belle era stata il braccio destro di JP Morgan e che era afroamericana. Lì è cominciata l’avventura … leggi tutto