C’è chi insiste ad abusare dell’inglese,
«Alò! È il faiv faiv faiv for tris? Dico: è il faiv faiv faiv for tris?» Sono passati 67 anni dalla mitica telefonata di Alberto Sordi che, nei panni di Nando Mericoni in Un americano a Roma, sveglia in piena notte l’onorevole Antenore Borgiani vantandosi di essere «Santi Bailor american attraction» o qualcosa di simile. Eppure c’è chi insiste ancora ad abusare dell’inglese. Prova provata, spiegò anni fa il professor Francesco Sabatini, del proprio inguaribile provincialismo.
Non solo provincialismo, precisò allora il presidente onorario dell’Accademia della Crusca: «Ignoranza. Elitarismo. Vanità. E desiderio di dominio: “io parlo una lingua che tu non sai parlare”. E più si fa strada il populismo, meno si parla una lingua che il popolo può capire. Vedi, ad esempio, il “jobs act”».
Che senso c’è, chiede oggi l’Accademia, a usare per i vaccini la parola «booster» (boh…) invece che «richiamo», usato da decenni dagli italiani? Perché usare il «medichese»? Il bello è che si tratta, nell’ultima settimana, del secondo intervento dei custodi della nostra lingua.
Giorni fa infatti, il gruppo Incipit che esamina e valuta neologismi e forestierismi, se l’era presa con Poste Italiane: «Chi intende avvalersi delle Poste per spedire un pacco deve fare i conti con un fatto imprevisto: la posta non trasporta, consegna, distribuisce e recapita, bensì si occupa di delivery, come nei paesi anglofoni».
Perché mai ribattezzare «Posta Celere» o «Pacco Ordinario» con «Delivery Express, Delivery Standard, Delivery Globe, Delivery Europe, Delivery International Express, Delivery Web»? … leggi tutto