Il pasticcio brutto (e incostituzionale) della prescrizione. Parla Sabino Cassese (formiche.net)

di Francesco Bechis

Intervista al giudice emerito della Corte 
Costituzionale. La prescrizione Bonafede? 
I Cinque Stelle non sanno liberarsi del mito 
di Robin Hood e dello Stato feroce, viola 
la Costituzione e il buonsenso. 
La controproposta Pd? Meno peggio, ma non 
risolve i problemi della Giustizia italiana

Uno strappo alla Costituzione e soprattutto al buonsenso. Sabino Cassese, giudice emerito della Corte Costituzionale e professore emerito della Scuola Normale Superiore di Pisa, non usa mezzi termini sulla riforma della prescrizione di Alfonso Bonafede. Anche su un tema fondante come la Giustizia la maggioranza è divisa in due, ma c’è poco da sorprendersi, “ormai le opposizioni stanno nei governi”.

Professore, qual è il suo giudizio definitivo sulla riforma Bonafede?

Voltaire la chiamava “esclavage de l’esprit”. Rimanere intellettualmente prigionieri di un’idea (sbagliata). Il M5S ha costruito la sua fortuna sulla valorizzazione del volto feroce dello Stato, che attira italiani che hanno visto troppi film con Robin Hood, il giustiziere.

E oggi?

Oggi i leader del M5S non sanno liberarsene, come si sono (parzialmente) liberati della retorica della democrazia diretta.

Cosa non funziona della nuova prescrizione?

La prescrizione senza termine viola principi costituzionali (la durata ragionevole dei processi, il fine riabilitativo della pena) e di buon senso (come può un giudice disporre di tutte le prove dopo venti anni o più? Una persona non è diversa dieci anni dopo?). Aggiungo una cosa.

Prego.

I dati disponibili sulle accuse cadute in giudizio rendono la lunga durata della “processabilità” un’ingiustizia palese … leggi tutto

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