La doppia missione affidata da Sergio Mattarella al presidente del Consiglio non è terminata:
serve la terza dose per fermare la quarta ondata e un governo solido per attuare il Pnrr. I leader dei partiti principali invece sono incoscienti e lavorano per smontare la maggioranza che ha salvato il Paese e per rilanciare il bipopulismo perfetto italiano
La nuova divisione tra democratici e populisti, tra liberali e no, ruota intorno alla questione se la doppia missione affidata da Sergio Mattarella a Mario Draghi, ovvero quella di superare la pandemia e di risanare economicamente il Paese, sia stata realizzata o sia ancora da ultimare.
Chi sostiene che ormai siamo usciti dalla foresta – in alleanza strategica con chi ha sempre negato che ci trovassimo in una selva oscura e non ha fatto altro che protestare per le chiusure, per i vaccini e per i greenpass – da tempo lavora sotto traccia per rimuovere Mario Draghi da Palazzo Chigi, magari promuovendolo al Quirinale a far compagnia ai corazzieri, e spinge per anticipare le elezioni al 2022.
Matteo Salvini e Giorgia Meloni sognano a occhi aperti un futuro ungherese per un’Italia illiberale e più vicina a Visegrád che a Bruxelles, con i sondaggi che da mesi sembrano premiare il loro impegno anti italiano e pro Covid, salvo poi scontrarsi con la realtà degli italiani che si vaccinano a ritmo di mezzo milione al giorno e con un conteggio dei voti, laddove si è votato, diverso dalle previsioni demoscopiche.
Immaginate che cosa sarebbe successo, con la complicità di un Pd che ogni volta che vede un muro accelera sempre per andarci a sbattere, se dopo il Papeete fossimo andati al voto anticipato come chiedevano tutti, tutti tranne Matteo Renzi: Salvini e Meloni avrebbero vinto, avrebbero mandato alla Commissione di Bruxelles un qualunque buzzicone anti europeo e avrebbero sottovalutato la pandemia ancora più di Giuseppe Conte, ma senza ricevere la solidarietà delle istituzioni dell’Unione che è stata garantita dal fatto che a Bruxelles invece è andato Paolo Gentiloni e nei posti giusti a Roma si è insediato un gruppo dirigente di area Pd europeisticamente credibile.
Immaginate anche che cosa sarebbe successo se il flop del Conte due, il peggior governo della Repubblica secondo solo al Conte uno, fosse stato sostituito da un Conte tre, come volevano tutti, tutti tranne Renzi, Emma Bonino e Carlo Calenda: l’Italia non sarebbe riuscita a presentare un piano di riforme decente per ottenere i fondi europei, che ci sono stati assegnati in quantità così ingente non per la bravura di Conte come dice la propaganda di Casalino, ma perché con la gestione
Conte i numeri dicono che l’Italia è stato il Paese peggiore d’Europa nella gestione sanitaria ed economica della pandemia … leggi tutto