di Gianluca Varraso
Non siamo più solo italiani, siamo cittadini dell'Ue.
E anche la procedura penale si adegua al processo di europeizzazione in corso. Un libro spiega come
L’approccio allo studio della materia penale sostanziale e processuale è profondamente mutato negli anni con il mutare delle caratteristiche stesse del fenomeno criminale e degli obblighi che derivano all’Italia dalla sua appartenenza al Consiglio d’Europa e all’Unione europea.
La criminalità, soprattutto se “organizzata”, assume sempre di più carattere transnazionale e impone di andare anche all’estero per l’accertamento dei reati. In stretta connessione, diventa indispensabile che la cooperazione giudiziaria e di polizia tra gli Stati diventi più efficace e di comune utilizzo, nel rispetto sempre dei diritti fondamentali sanciti dalle Carte internazionali.
Il volume in questione
In questo contesto, il volume curato da Massimo Ceresa Gastaldo e Simone Lonati dal titolo “Profili di procedura penale europea”, edito con la casa editrice Giuffrè, sviluppa un’indagine a più voci, realizzando la premessa anche pratica per uno studio a tutto tondo della materia: contribuire, con una indagine sempre puntuale e concreta, a diffondere non solo tra gli addetti ai lavori i principi del diritto processuale penale europeo.
Ampio spazio è così dedicato agli arresti della Corte europea dei diritti dell’uomo e della Corte di Giustizia dell’Unione europea, con il raffronto costante delle garanzie del modello europeo con le garanzie interne, nell’ottica di un adeguamento di quest’ultimo, nel rispetto parimenti importante dei principi costituzionali.
Si tratta di una prospettiva di rinnovato interesse a fronte della prossima attuazione delle deleghe per la riforma del processo penale contenute nella c.d. riforma Cartabia (l. 27 settembre 2021, n. 134), con la quale si tenta (per l’ennesima volta) di favorire la ragionevole durata del processo in un’ottica auspicabile di rispetto delle garanzie individuali … leggi tutto