di Sara Manisera
In Iraq da tre mesi ci sono proteste che rivendicano il cambio di un sistema politico che dal 2003 ha alimentato le divisioni su base confessionale. Tre mesi raccontati poco. L’attenzione internazionale è arrivata solo con l’uccisione del generale Sulaimani. Ora più che mai occorre sostenere chi si ribella
Quasi 500 morti e 20.000 feriti. Senza contare il numero di attivisti/e, avvocati, difensori per i diritti umani uccisi, minacciati e costretti alla fuga. Da parte delle forze di sicurezza e milizie.
È questo il bilancio delle manifestazioni pacifiche che dal 1 ottobre hanno attraversato tutto l’Iraq. Da Baghdad fino a Basra, passando per Najaf, Kerbala, Babel, Nasiriyah, Amara e Muthana. Tre mesi di proteste pacifiche da parte di cittadini che rivendicano diritti, giustizia sociale e il cambio di un sistema politico che dal 2003 ha alimentato le divisioni su base confessionale in Iraq. Tre mesi raccontati e documentati da pochi, pochissimi giornali, media e organi di informazione … leggi tutto