di Mario Lavia
Oggi e domani si tiene il conclave di Zingaretti a Contignano, nel reatino. Lo scetticismo su che cosa succederà ai Democratici e la preoccupazione sul fantomatico “scioglimento” del partito
Chi conosce l’uomo sa che Nicola Zingaretti vive una contraddizione personale molto forte. Non gli piace questo Pd con le sue liturgie, i suoi schemi, le sue lentezze, i suoi giochini, ma è lui che contribuisce a esasperarne i difetti. I suoi dieci mesi di leadership non hanno mutato di una virgola i caratteri di fondo del partito.
Adesso prova a forzare la situazione, seppure in modo più istintivo che razionale, puntando a smuovere la stagnazione nazarena e vedere l’effetto che fa. Da un parte dunque c’è il coraggio di aprire un discorso nuovo, dall’altra però il dubbio che sia tutta solo “fuffa” (copyright Orfini) e che alla fine non cambierà niente di sostanziale nel rivolgersi al Paese come una post-Ditta autoreferenziale, soprattutto se alla fine tutto dovesse risolversi con il mesto rientro di bersaniani di vario conio.
Non è chiaro se il segretario faccia sul serio o la Cosetta sarà un’operazione di ceto politico. Il nome del partito, per capirci, cambia o no? … leggi tutto