Migranti, crisi ai confini e varianti (articolo21.org)

di Angela Caponnetto

Da settimane la narrazione sui flussi migratori 
fatta dai media nazionali si concentra sui luoghi 
di crisi fuor dai nostri confini. 

Polonia-Bielorussia, Francia-Gran Bretagna, Marocco-Spagna, Balcani-Grecia. Tralasciando o citando in modo superficiale quanto ancora accade nei nostri porti dove da inizio anno sono sbarcate circa 60.000 persone migranti che potrebbero essere tra quelle in attesa di attraversare la Manica a Calais, che hanno già hanno tentato la traversata o che sono annegate nel tentativo di raggiungere l’Inghilterra.

Mentre c’è chi parla degli sbarchi nel nostro paese per fare improbabili connessioni tra l’ingresso della variante arrivata dal sud Africa e gli sbarchi dei migranti nei nostri porti. Pur non essendo sbarcato neanche un migrante sudafricano, proveniente da uno dei sei paesi a rischio. Oltre ad essere chiaro che la variante ha attraversato il continente africano in tutt’atro modo: con molta probabilità portato da turisti e imprenditori europei in viaggio di piacere o di affari.

D’altro canto, tenere il racconto fuori dal nostro “giardino”  non servirà a fermare le fake news sui flussi migratori così come non potrà a lungo nascondere il dato di fatto che i flussi sono sempre più in crescita e pressanti.
Migliaia di vite approdano, e continueranno ad approdare, nel nostro paese con cadenza sempre più fitta e in condizioni meteorologiche che mettono a dura prova i soccorritori: siano essi dei corpi Guardia Costiera e Finanza siano operatori di organizzazioni non governative.

Il racconto dei soccorsi di questi giorni arriva all’utente quasi come un lavoro di routine pur non essendolo affatto perché il mare stesso, nella sua imprevedibilità, lo rende un lavoro diverso ogni volta. Così come sono diverse le storie e le persone soccorse.

Non è routine soccorrere una puerpera che ha partorito su un barcone con 240 – per lo più siriani e palestinesi partiti dalla Libia orientale – a bordo di un peschereccio sferzato da una  tempesta al largo delle coste calabresi. Non è routine il difficile lavoro della guardia costiera che carica di 80 vite umane su una CP 300, compresi la mamma con il suo neonato.

E ci riesce solo con l’aiuto di due mercantili che si mettono di traverso per arginare il vento e le onde.  Non è routine, quando alla fine di una nottata da incubo, i soccorritori dicono con voce sollevata:  “prendi il bambino e la sorellina” porgendoli a braccia tese agli operatori sul molo di Roccella Ionica … leggi tutto

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