di Darwin Pastorin
Il 25 novembre 2020 il calcio si ritrovò senza fantasia:
se ne andava il più grande di tutti
Un anno senza Dieguito. Il 25 novembre 2020 il calcio si ritrovò senza fantasia: se ne andava il più grande di tutti, il fuoriclasse dal sinistro poetico, che aveva trasformato un pallone, un semplice pallone, in un mondo di sogni e bellezza.
Ma in verità Maradona continua a vivere, giorno dopo giorno, nel buio e nel miele, nel rimpianto e nello stupore, in frammenti, in ricordi, in ballate, film, libri.
Lo stadio San Paolo porta il suo nome, ci sono statue e murales da Napoli a Buenos Aires e in tanti anfratti del mondo, proseguono le indagini sulla sua morte, sono aperte le questioni sull’eredità e sullo sfruttamento dei marchi, dal passato arrivano durissime accuse da parte di una ex amante cubana, Dieguito sepolto senza cuore, le lacrime del fratello Hugo, Diego che è sempre andato in direzione ostinata e contraria, il mio Diego che racchiudeva nel sorriso a girasole tutte le meraviglie del possibile e dell’impossibile.
No, non potrò mai dimenticare quelle stagioni napoletane, i suoi colpi d’autore in campo, la sua fragilità fuori, ragazzo che aveva addosso la voglia di vivere, sfidando, spesso, albe sbagliate, perdendosi in labirinti, ma capace sempre di rialzarsi, di capovolgere il destino, di compiere gesti di assoluta generosità e gentilezza.
Lo scugnizzo di Villa Fiorito che non ha mai dimenticato le sue origini: la povertà e la dignità. Per i suoi ex compagni Maradona è stato un leader autentico, anche nello spogliatoio.
Ritrovo il Diez nelle pagine di Eraldo Pecci, funambolo della parola e della pelota (“Ci piaceva giocare a pallone”, Racconti di un calcio che non c’è più, Rizzoli):
“E poi c’era Diego. Capisco subito quanto lo amano a Napoli. Prima amichevole dell’anno, il 14 agosto, contro gli olandesi del Twente. Sembra che Diego non giocherà: prevendita, diecimila biglietti. Mattino del 14: sul giornale la notizia che Diego gioca. La sera sessantamila persone al San Paolo. E facevano bene. Diego era uno spettacolo che valeva più del prezzo del biglietto. Avevo la fortuna di gustarmelo quotidianamente. Per me e Bruno Giordano lo spettacolo iniziava a fine allenamento … leggi tutto