Nordafrica, novembre 1941: le vittorie italiane “contro” Mussolini e Ciano (ilsussidiario.net)

di Alberto Leoni

Con mezzi e uomini di numero inferiori, 

gli italiani opposero in Nordafrica nel novembre 1941 una fiera resistenza alle truppe inglesi riuscendo a sconfiggerle

L’autunno del 1941 portò nuove sciagure e nuove cattive notizie dai diversi fronti. Nei Balcani era prevedibile che la guerriglia sarebbe passata al contrattacco nella primavera del 1942; in Russia i tedeschi erano arrivati alle porte di Mosca, ma il fango prima e il gelo poi, oltre all’incrollabile resistenza russa, mettevano in forse la vittoria finale della Wehrmacht; in Italia le città del meridione venivano ripetutamente bombardate dall’aviazione britannica con commenti del bollettino di guerra che, testualmente, così suonano in data 8 novembre: “una prolungata incursione su Brindisi con lancio di alcune centinaia di bombe …

Gravi danni all’abitato. Fra le macerie delle case demolite sono stati identificati e raccolti 40 morti e 80 feriti. Contegno della popolazione, calmo”. (sic!)

Il 30 novembre si arrendeva anche l’ultimo caposaldo italiano in Africa orientale italiana dopo aver esaurito i viveri. Notevole, per incomprensione della realtà e disprezzo nei confronti dei nostri soldati, il commento di Galeazzo Ciano: “il Duce era molto contrariato dalla scarsità delle perdite in Africa orientale. I caduti di Gondar, a novembre, sono 67; i prigionieri 10.000. Non bisogna riflettere a lungo per capire cosa queste cifre vogliono dire”.

E qui si poteva osservare che il generale Guglielmo Nasi con italiani e ascari aveva resistito per ben sei mesi, completamente isolato e senza possibilità di aiuti con 4mila morti e 8mila feriti. Ironia della sorte, per i fascisti della Repubblica Sociale (nonché quelli attuali) Culquaber e Gondar furono dei miti come le Termopili e con ragione, si potrebbe dire. Peccato che il Duce disprezzasse quei soldati.

Il peggio doveva arrivare nel Mediterraneo sulla rotta di Malta. La nostra flotta mercantile stava andando a picco e, con essa, il 18% dei rifornimenti alla Libia; eppure per Churchill non bastava. I collegamenti dovevano essere tagliati totalmente in previsione della grande offensiva britannica prevista per quel mese.

Così una flottiglia di due incrociatori leggeri e due cacciatorpediniere, denominata “Forza k” si stabilì a Malta e iniziò a fare strage dei nostri convogli. Nella notte del 9 novembre gli inglesi attaccarono un convoglio composto da sette mercantili e scortato da sei cacciatorperdiniere.

Grazie al radar e a un addestramento superiore gli inglesi eliminarono la scorta e distrussero tutti i mercantili. Il dato sconcertante era la presenza di una forza navale italiana, a 4mila metri di distanza, composta da due incrociatori pesanti e due caccia e comandata dall’ammiraglio Brivonesi.

Questi fece compiere alla squadra italiana una serie di manovre per portarsi in posizione favorevole al combattimento, in realtà allontanandosi dallo scontro, senza serrare le distanze nonostante la velocità di cui erano dotate le navi italiane. Fatto sta che la Forza k rientrò a Malta con tutta tranquillità.

Sulla vicenda si rimanda all’ottimo volume di Giorgio Giorgerini La guerra italiana sul mare nel quale l’autore, menzionando sia l’assoluzione di Brivonesi davanti alla Corte marziale dove era stato portato, sia l’assoluzione, nel 1954, dello storico Antonino Trizzino che aveva ferocemente criticato il comportamento dell’ammiraglio … leggi tutto

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