La «scossa» di Zemmour sulla corsa all’Eliseo (corriere.it)

di Massimo Nava

Nei sondaggi Macron avrebbe ancora la maggioranza, 

sia pure risicata, ma in Francia l’estrema destra raccoglie oltre un terzo dell’elettorato. I gollisti potrebbero sparigliare le carte

Come spesso avviene, un fenomeno culturale amplificato ha conseguenze politiche impreviste. È il caso della Francia, percorsa — a pochi mesi dalle elezioni presidenziali — dalla roboante retorica nazionalista di Éric Zemmour, lo scrittore che sogna di passare dalla testa delle classifiche in libreria al comando della nazione, agitando i fantasmi dell’islamizzazione del Paese con abili e spregiudicate diagnosi sul «tradimento» dei padri della patria, da Victor Hugo al generale de Gaulle.

Un’ascesa folgorante nei sondaggi, al punto di spezzare l’ormai tradizionale monopolio di Marine Le Pen sull’elettorato di estrema destra, sovranista ed euroscettico. Zemmour troneggia nelle vetrine delle librerie ed è onnipresente nei media francesi. La narrazione è fatta di provocazioni politiche, conferenze contestate o annullate, cronache giudiziarie e gossip sulla vita privata e sentimentale.

Il profeta dell’apocalisse sociale della Francia, precipitata nell’inferno della globalizzazione e delle ondate migratorie, ha risvegliato gli anticorpi della politica e obbligato partiti e pretendenti all’Eliseo a fare i conti con i suoi proclami.

L’immigrazione e l’integrità culturale del Paese sono entrati prepotentemente al centro del dibattito, nonostante che non manchino argomenti di discussione oggi più gravi (la recrudescenza della pandemia) o più rassicuranti (il buon andamento dell’economia e il calo della disoccupazione).

Zemmour è riuscito a scavare il conflitto identitario di larga parte della società francese e ad alimentare la crisi di consenso delle forze politiche: fenomeni che peraltro mettono seriamente a rischio la rielezione di Emmanuel Macron, la cui immagine è oggettivamente scalfita da incoerenze, contraddizioni e promesse mancate.

A trarre un oggettivo vantaggio è al momento la destra popolare di tradizione gollista, in sintesi gli orfani di Chirac, Sarkozy, Juppé, passati di sconfitta in sconfitta e fuori dall’Eliseo ormai da due legislature. Uno smacco storico e umiliante, nel paradosso di un Paese fortemente orientato a destra, dove per di più la sinistra è ai minimi storici … leggi tutto

(Pedro Lastra)

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