Sullo sciopero del 10 dicembre dei sindacati scuola interviene l’Ancodis,
che commenta i risultati della protesta in un comunicato stampa che riportiamo integralmente.
Da almeno un mese si parla dello sciopero indetto da CGIL, UIL, SNALS, GILDA, ANIEF unitamente a tutti gli altri meno rappresentativi e a movimenti di categoria che ha tentato di fare scendere in piazza le comunità scolastiche per denunciare le condizioni critiche del sistema scolastico italiano e dare voce al forte malcontento che si manifesta tra i lavoratori della scuola.
E’ stata messa in campo una campagna di comunicazione e informativa straordinaria attraverso i media di settore e assemblee territoriali in modalità online e di istituto per ottenere un modestissimo e inatteso risultato.
I dati ufficiali (6.3% di adesioni!) suscitano la seguente considerazione: chi ritiene di rappresentare il mondo della scuola sembra essere “disconnesso” dalla realtà della scuola vera e concreta, impegnata quotidianamente a garantire il diritto allo studio ai suoi alunni e i servizi alle comunità scolastiche.
Non volendo mettere assolutamente in discussione il grande merito storico e sociale del sindacato nella costruzione dell’identità e nello sviluppo economico sociale dell’Italia, il problema oggi ineludibile è capire se le loro leadership sindacali interpretano il loro ruolo in modo moderno e coerente con i tempi.
Qualcuno si chiede come mai circa il 93% dei lavoratori della scuola non abbia scioperato (“gli va bene così, mancette comprese”), ma non si chiede piuttosto se questa grande maggioranza non si senta più adeguatamente rappresentata dai sindacalisti di oggi.
Non possiamo non rilevare – fa notare Ancodis – che l’attenzione sembra essere rivolta soltanto ai lavoratori ma non al LAVORO (condizioni, qualità e quantità) che espletano straordinari lavoratori ed encomiabili lavoratrici.
Occorre cambiare il paradigma sindacale “delle tessere” e porre attenzione al lavoro – tanto complicato e senza paragoni in altri settori della pubblica amministrazione – che TUTTI i lavoratori della scuola esercitano anche nelle nuove forme più corrispondenti ai moderni bisogni formativi e nuove necessità organizzative.
Le comunità scolastiche chiedono a gran voce più scuola. Ma non alle attuali condizioni che devono essere rimesse in discussione!
Allora Ancodis pone delle domande alle OO.SS.:
non ritenete superato il sistema delle “gabbie salariali” che limitano se non addirittura bloccano l’entusiasmo e la voglia di emergere nella funzione docente, soprattutto tra i giovani?
non ritenete ingiusto misconoscere che le realtà scolastiche dove lavoriamo non sono eguali in termini di territorialità, ambiente di lavoro, povertà educativa, rischio professionale e stress correlato prevedendo un congruo riconoscimento giuridico e economico?
avete il coraggio di riconoscere che la valorizzazione del merito e della professionalità non può essere più un anacronistico tabù e su questo occorre investire?
volete affermare senza se e senza ma che la formazione deve essere la pietra miliare sulla quale fondare la moderna funzione docente e, per chi lo decidesse, assumere ruoli anche nella governance scolastica?
volete finalmente sottoscrivere che la complessità della scuola contemporanea deve avere una governance scolastica formalmente strutturata e giuridicamente riconosciuta?
e infine, avete ancora il timore di usare la parola “carriera professionale” integrata al modello della progressione per fasce stipendiali?
Il sindacato per riconnettersi con il popolo della scuola deve ripartire dall’art. 36 della Costituzione, nella scuola sempre disatteso!
I collaboratori dei dirigenti scolastici e le figure di sistema di Ancodis sono convinti che lo sciopero del 10 dicembre non è stato la débâcle del sindacato italiano ma la Waterloo di chi in questi anni non ha saputo interpretare la crisi, i nuovi bisogni e le moderne aspettative del sistema scolastico italiano!
Per Ancodis è il momento storico per aprire il dibattito tra tutti i protagonisti su quale modello di scuola vogliamo (siamo fermi al Testo Unico dell’aprile 1994!) e fare una riflessione puntuale, non ideologica e senza pregiudizi con chi la scuola la VIVE quotidianamente nelle sue attuali criticità ma anche nei tanti punti di forza, a differenza di chi soltanto ne parla dai lontani, salubri e certamente sicuri ambienti di lavoro!
Siamo pronti – a partire dalla storica tradizione della nostra scuola – a delineare la rigenerazione del nostro sistema scolastico mettendo al centro un nuovo modello pedagogico, un efficiente e moderno modello organizzativo, un rinnovato modello contrattuale?
(MChe Lee)