La disfatta inglese fra Brexit e pandemia (valigiablu.it)

di Elena Torresani

Era il 2002 quando provai per la prima volta 
a trasferirmi a Londra. 

Mi lasciai alle spalle il lavoro in Regione Lombardia e presi – a 28 anni – il primo aereo della mia vita per andare nell’eldorado della meritocrazia. Da un decennio mi arrivavano storie di ragazzi che a Londra avevano iniziato facendo panini da Burger King ed erano diventati manager di multinazionali. La famosa goccia sulla pietra: decisi di verificare in prima persona quanto ci fosse di vero in quei miti d’Oltremanica.

La mattina seguente al mio arrivo iniziai a vagare per il centro di Londra con cinquanta copie del mio curriculum in mano. Trovai lavoro immediatamente, in un bar di Soho gestito da italiani. Facile, veloce. Nessuna formalità, nessuna barriera. Abbondanza di opportunità, persone e cose.

Mi trovai a vivere in un quartiere dove ero una delle poche persone bianche, mi trovai a lavorare in quello dove persone LGBTQ+ di tutta Europa venivano a cercare libertà e affrancamento da pregiudizi e oppressione. Incontrai molte persone che erano partite da zero e si erano fatte una posizione in pochi anni: fu come trovarsi su Marte, e i miti della meritocrazia divennero storie, nomi, facce.

Rientrai in Italia per diverse ragioni, e dopo quindici giorni trovai lavoro in KPMG: erano ancora gli anni in cui potevi permetterti di provare, sbagliare, tornare. C’era ancora mobilità in Europa e nel mondo del lavoro, nessuno immaginava cosa sarebbe successo di lì a breve con la grande crisi del 2008.

Riprovai ad emigrare nel 2015, e questa volta andò bene. Io e il mio compagno decidemmo di farlo prima del referendum sulla Brexit: fu una cautela più scaramantica che pratica, perché comunque non credevamo che il “Leave” avrebbe vinto.

Dal paese che per decenni era stato l’avanguardia europea dei diritti e dell’integrazione e che aveva saputo trasformare la libera circolazione di merci e persone nel trionfo della ricchezza culturale ed economica, nessuno si aspettava un passo falso di quella portata.

Infilammo l’indispensabile in due valigie e, senza nessun tipo di incartamento, permesso o ostacolo burocratico, con due ore di volo iniziammo la nostra nuova vita. La possibilità di ricominciare a portata di mano … leggi tutto

(Alexander Andrews)

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