di ENRICO DI PASQUALE E CHIARA TRONCHIN
Entro fine anno il “decreto flussi” 2021 dirà quanti lavoratori stranieri possono fare ingresso in Italia.
Non è un’apertura incondizionata delle frontiere, ma il tentativo di rispondere a un bisogno dell’economia attraverso una pianificazione ragionata.
Breve storia dei “decreti flussi”
È atteso entro fine anno il “decreto flussi” 2021, lo strumento che determina quanti lavoratori stranieri possono fare ingresso in Italia in un determinato anno. La quota definisce anche quali tipologie di lavoratori sono richiesti: stagionali, autonomi, subordinati e così via. Il decreto non riguarda invece i cittadini di paesi Ue, per i quali vige la libera circolazione, né gli ingressi per ricongiungimento familiare e motivi umanitari, che seguono altri iter.
Le prime anticipazioni parlano di un numero complessivo di 80 mila ingressi, ma ancora non si conosce la ripartizione tra stagionali e non. Sarebbe in ogni caso una svolta rispetto agli ultimi sei anni, quando il numero complessivo era sempre rimasto costante a quota 30.850. E, dal 2011, non è mai salito oltre 60 mila.
Se, da un lato, alcune forze politiche già gridano allo scandalo per questa “apertura delle frontiere”, dall’altro, le categorie economiche chiedono di fare in fretta, vista la mancanza di manodopera.
A partire dal 1998, anno della sua introduzione, il “decreto flussi” è infatti il principale strumento di pianificazione degli ingressi di immigrati per motivi di lavoro.
Escludendo gli stagionali (1,2 milioni in totale, ma in molti casi si tratta delle stesse persone entrate in diversi anni), in circa vent’anni sono entrati in questo modo oltre 800 mila lavoratori stranieri.
Dal 2008, anno di inizio della crisi finanziaria globale, gli ingressi programmati si sono drasticamente ridotti, arrivando a poche migliaia più i lavoratori stagionali.
A loro vanno aggiunti altri 2 milioni di lavoratori regolarizzati attraverso le più sbrigative “sanatorie”: quella del 2003, per esempio, rimane tra le più grandi di sempre in Europa, con circa 650 mila persone regolarizzate in pochi mesi.
La regolarizzazione a posteriori (“sanatoria”) rappresenta un’ammissione implicita dell’incapacità di regolamentare gli ingressi.
Inoltre, negli ultimi anni i principali canali di ingresso in Italia sono stati i ricongiungimenti familiari e i motivi umanitari. In entrambi i casi, le domande sono valutate individualmente, senza “quote” … leggi tutto