La scrittura spietata di Ágota Kristóf, i suoi mondi narrativi insoliti e vicini allo stesso tempo, le tinte fosche e la crudezza della sua prosa sono evidenze memorabili per coloro che hanno letto La trilogia della città di K. (Einaudi, 1998).
Tra le diverse opere da allora tradotte in italiano spicca senza dubbio l’edizione Casagrande de L’analfabeta, libro in cui Kristóf ha raccontato la sua origine, l’infanzia e la guerra vissute in Ungheria, i terribili fatti della rivoluzione del ‘56, infine il rifugio trovato in Svizzera; un’autobiografia insomma, un’autoscopia dell’esilio in quella lingua altra, il francese letterario, che le avrebbe permesso da autodidatta, dizionario alla mano, di tradursi nello stile duro e conciso che la contraddistingue e insieme aprirsi ad un più largo pubblico.
Adesso l’editore ticinese ha pubblicato nella traduzione di Marco Lodoli quattro pièces raccolte sotto il titolo Il Mostro e altre storie: l’impressione di fondo di questo teatro straniante conferma il piglio dell’autrice e esalta, stupendo in un certo senso per la varietà di declinazioni, la sua vena di humor nero … leggi tutto