di Pietro Mecarozzi
Dopo le stoccate del segretario Cgil, è tornata al centro della polemica la legge firmata dall’ex ministra del lavoro. Ma quota 100 è un flop e le proposte alternative sono per lo più «controriforme populiste» che scaricano gli oneri di spesa sulle generazioni future
Tra fuochi incrociati o da un franco tiratore, volente o nolente, Elsa Fornero è un bersaglio ambito. Si tende infatti a riconoscere il 2011, anno in cui, per l’appunto, fu licenziata la legge Fornero, come l’anno zero di tutti i mali di carattere pensionistico e previdenziale.
Ieri Lega, Movimento Cinque Stelle, Forza Italia e lo stesso Partito Democratico, molto critico nei confronti della riforma contro la quale ha approvato numerose leggi per permettere a determinate categorie di aggirarne le disposizioni; oggi Maurizio Landini, segretario generale della Cgil. Tutti con la stessa passata e presente necessità di abolire, superare o cancellare dai manuali di economica la riforma Fornero.
Ad oggi, con Quota 100 in vigore e i primi bilanci alla mano, la storia però è cambiata, e chi sosteneva la necessità di non toccare la legge pensionistica, ricordando che la spesa italiana per le pensioni era già ai tempi la più alta di tutti i paesi sviluppati, attende solo il momento più opportuno per dire “ve l’avevo detto” … leggi tutto