Green pass, in Italia circa 10mila lavoratori domestici irregolari (dire.it)

I dati dell'indagine di Nuova Collaborazione, 
Associazione Nazionale Datori di Lavoro Domestico 
attiva in Italia dal 1969

Oltre cinquemila mail inviate a fronte di una partecipazione degli utenti pari al 63% su gran parte del territorio nazionale. È il risultato di un sondaggio articolato su cinque punti chiave che fornisce un quadro esauriente sulla triangolazione datore-lavoratore-Green Pass nell’universo del lavoro domestico, in un periodo in cui il Covid-19 è tornato ad essere particolarmente aggressivo.

È il motivo per cui Nuova Collaborazione, Associazione Nazionale Datori di Lavoro Domestico attiva in Italia dal 1969, ha voluto fare il punto della situazione relativa al Green Pass e alla sensibilizzazione sul tema dei suoi associati. La partecipazione dei soci è stata positiva, così come ci si aspettava considerando l’argomento ed è in grado di costituire a livello nazionale un campione sufficientemente rappresentativo dei 920.722 contratti regolari in essere (dati Rapporto Inps 2021).

Sono state inviate 5.320 mail con un format anonimo da compilare, rispettoso di tutti i parametri della privacy, che non consentono di risalire a chi ha compilato il questionario.

Dal sondaggio risulta che il 91,9% delle famiglie-datori di lavoro (cioè 846.143) aveva un assistente familiare (colf, badante, babysitter) in possesso di Green Pass al momento dell’entrata in vigore del relativo decreto lo scorso 15 ottobre. Il 69,7% di coloro che invece avevano un assistente familiare sprovvisto di Green Pass – ossia l’8,1% – ha provveduto ad ottenerlo nei giorni successivi, affidandosi in alternativa alla pratica dei tamponi secondo le modalità del decreto.

Numeri che descrivono chiaramente, a livello generale, il senso di responsabilità dei datori di lavoro e degli assistenti familiari al tema del Green Pass.

Nei casi in cui il lavoratore non ha provveduto a tampone o vaccini? In queste situazioni (che riguardano quindi 22.373 contratti in essere) il 26,9% ha deciso di sospendere il lavoratore non adempiente all’obbligo stabilito dal decreto e il 30,8%, pur con rammarico, ha provveduto al licenziamento.

Il dato preoccupante che però evidenziano le risposte alla domanda è che il 42,3% dei datori di lavoro che si sono trovati loro malgrado in situazione di irregolarità ha deciso di mantenere inalterato il rapporto di lavoro pur consapevole di rischi e delle possibili sanzioni.

Si tratta – rapportato ai contratti indicati nel Rapporto Inps 2021 – di 9.464 casi, un numero non enorme ma tale da destare attenzione e riflessione particolari. Il dato non corrisponde esattamente al numero di famiglie coinvolte in quanto – come si sa, soprattutto nel caso di anziani – potrebbero essere più badanti impegnate con la stessa persona.

“Le motivazioni possono essere le più diverse- commenta il presidente nazionale di Nuova Collaborazione, l’avvocato Alfredo Savia- ma riflettono una situazione di forte disagio soprattutto sul fronte dell’assistenza alle persone più fragili, anziani non autosufficienti e bambini soprattutto, quando il potere contrattuale del datore di lavoro si riduce per via della condizione di necessità. In tutta Italia ci adopereremo per sensibilizzare e aiutare i soci in queste situazioni.

Ma il fenomeno rischia di essere anche più diffuso, considerando che nel nostro Paese si stimano almeno un milione di rapporti di lavoro in nero. Le autorità competenti dovrebbero mettere in atto misure più puntuali e capillari di controllo” … leggi tutto

(Filip Mroz)

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