Il Fatto accusa i Cinquestelle, nel loro piccolo, di aver tradito l’oscurantismo manettaro (linkiesta.it)

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Dopo l’astensione grillina al Senato sul caso Open, 
è arrivata la scomunica del direttore del 
sito Peter Gomez. 

Ora a Conte e compagnia rimane solo l’incomprensibile sostegno del Pd

La scomunica del Movimento Cinque stelle è arrivata dal cardinale Peter Gomez in termini terribili: «Se prendono il 5-6% gli va bene». Una scomunica, anzi un anatema e da parte del direttore del Fatto.it, mica da un redattore de Linkiesta (qui preconizziamo da tanto tempo l’inesorabile tramonto grillino), ed è singolare che partendo e seguendo strade diametralmente opposte si giunga alla medesima conclusione: il Movimento sta fallendo.

Gomez ha emanato la sua sentenza dopo che il M5s nella Giunta per le immunità del Senato si era astenuto nella votazione sulla legittimità dell’uso di intercettazione telefoniche da parte dei pubblici ministeri che indagano su Open, se cioè i pm avessero violato la norma che prevede la previa autorizzazione della Camera d’appartenenza per effettuare intercettazioni che coinvolgano un parlamentare (in questo caso Matteo Renzi).

La maggioranza della Giunta ha dato ragione al leader di Italia viva, Partito democratico e M5s (ormai uniti nella lotta) si sono astenuti.

L’ira di Gomez è stata davvero funesta: «Ci hanno scassato per anni la uallera spiegandoci che erano contro l’immunità parlamentare» e invece… Lasciamo stare qui la solita imprecisione – l’immunità parlamentare non esiste più, esiste invece l’obbligo per i magistrati di chiedere l’autorizzazione del Parlamento per le intercettazioni telefoniche – e andiamo al sodo.

Il rapporto politico-editoriale tra grillismo e travaglismo è storia vecchia. Dopo l’imborghesimento di Di Maio e il parallelo impazzimento di Di Battista, Il Fatto (Marco Travaglio in primis) aveva scommesso tutto sull’avvocato del populismo: Conte, per Travaglio e Gomez, era diventato l’ultimo baluardo dell’antipolitica, la casamatta finale, la sempre alta barricata a presidio del decadimento del dibattito pubblico mentre veniva avanti la risposta democratica incarnata da Mario Draghi al populismo grillino.

Dopo l’autodistruzione del patto Conte-Di Maio-Salvini per opera dell’allora ministro dell’Interno su una spiaggia romagnola con un bicchierino di liquore in mano, malgrado avesse cambiato il fucile di spalla, alleandosi con un Pd in versione fraterna, l’avvocato cadde una seconda volta. E da allora perde metri su metri come quei maratoneti che arrivano al traguardo due ore dopo il vincitore.

Travaglio ha fatto quello che ha potuto, aiutandolo a cadere con consigli sbagliati e poi ha cominciato a storcere il naso quando ha visto che l’avvocato aveva sposato un terza linea, quella di diventare se non una corrente del Pd almeno una ruota di scorta, un maglioncino che ti porti la sera d’estate che magari fa freddo, una batteria in più se ti scaricasse il cellulare: cose così.

In questo nuovo quadro che fa orrore a Gomez, Conte si prostra a tutto quello che fa il Pd, non farà una proposta che non sia concordata con Letta, per esempio sul presidente della Repubblica, si aggrappa al Nazareno, è il caso di dire, cercando la salvezza. E infatti il Pd lo voleva ringraziare cedendogli quel collegio di Roma Centro da cui è scappato appena intravista la sagoma di Carlo Calenda: l’ultima figuraccia.

E si arriva qui al presunto tradimento dell’oscurantismo manettaro e antigiuridico fulminato da Peter Gomez sulla via del davighismo “fattista”: ma se non mandi più la gente a processo o in galera, se smetti di intercettare, perquisire, intimidire “presunti colpevoli” allora la gente che vi vota a fare (ha detto proprio così Gomez)?

Per questo vi andrà bene se prenderete il 5 o il 6%! Ma a parte il fatto che nel presente del M5s non c’è nessuna svolta garantista o anche solo timidamente rispettosa delle regole (infatti Conte ha detto che in Aula non si asterranno ma voteranno a favore dei pm), anche qui si condivide che il partito dell’avvocato è ormai un fantasma politico dato dai sondaggi (Swg, due giorni fa) sotto la soglia psicologica del 15%: ma le ragioni del continuo scivolamento sono insite nella sua natura di soggetto antipolitico e a-democratico, come tale espressione di un sentimento molto italiano ma di breve durata.

Il Movimento ha dettato legge finché tardava la riscossa della Politica e poteva contare sulla respirazione bocca a bocca praticata da Nicola Zingaretti, Goffredo Bettini, Dario Franceschini e un po’ anche Enrico Letta: c’è voluto il ritorno della Politica con Mario Draghi per vedere le convulsioni forse finali di un Movimento che respira ormai artificialmente grazie alle bombole d’ossigeno offerte gentilmente non si sa più perché dal Nazareno, vana risorsa dinanzi alla terribile scomunica di quello che fu il suo organo di riferimento e all’incedere della Politica.

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