Perché siete voi il Paese dell’anno (lastampa.it)

di BILL EMMOTT

È meraviglioso che i miei amici dell’Economist 
abbiano nominato l’Italia “Paese dell’anno”. 

Negli anni da direttore (1993-2006) e anche dopo, avevamo spesso usato nei confronti dell’Italia un linguaggio forte.

Incapace”, “fottuto”, “malato d’Europa”, riferendoci però sempre alla politica italiana e non agli italiani in quanto tali. La politica, purtroppo, resta molto importante, e questo pone una domanda: cosa penseranno dell’Italia i media e gli imprenditori stranieri che leggono l’Economist? Che idea se ne faranno già tra un mese, per non parlare del prossimo anno.

Un interrogativo importante, perché dal 20 gennaio prossimo il Parlamento italiano inizierà il processo di elezione del nuovo presidente della Repubblica. E non possiamo non chiederci se questa visione improvvisamente positiva dell’Italia dipenda dalla permanenza di Mario Draghi nella carica di presidente del Consiglio, oppure se rischia di evaporare altrettanto rapidamente se lui si trasferisse al Quirinale, aprendo una crisi di governo?

Per trovare le risposte, dobbiamo fare un piccolo passo indietro. Troppo spesso le notizie sull’Italia, incluse quelle dei media stranieri, si focalizzano su argomenti e personaggi troppo legati all’attualità, di corto respiro. Leggendo articoli della stampa internazionale sulla questione di Draghi e del Quirinale, incontro spesso la frase che definisce questa ipotesi come qualcosa che rischierebbe di riportare l’Italia alla “instabilità politica”.

Io credo che sia un modo sbagliato di affrontare la probabilità che un uomo con la reputazione, le capacità e la credibilità di Draghi diventi capo dello Stato per i prossimi sette anni. Una probabilità che a me sembra semmai promettere stabilità.

Soprattutto se confrontata con l’alternativa più realistica: se dovesse restare a Palazzo Chigi, a un certo punto del 2022 la tregua politica tra Lega, Partito democratico e Cinque Stelle, che ha permesso alla vasta coalizione di Draghi di funzionare nel 2021, verrebbe rotta, con tutti i partiti che inizierebbero la campagna elettorale. Promulgare nuove leggi diventerebbe praticamente impossibile.

La scelta reale è quella tra altri pochi mesi di quel governo Draghi efficiente e determinato, che nel 2021 ha guadagnato all’Italia complimenti mai sentiti, seguito da lunghi mesi di governo inefficace, al punto da danneggiare la stessa reputazione di Draghi. Può apparire una prospettiva pessimista, che però appare molto realistica a chi conosce la realtà della politica e delle elezioni.

Draghi non è l’unico motivo per cui la reputazione dell’Italia è migliorata nel corso del 2021. Gli osservatori internazionali hanno visto la società italiana mostrare una grande resilienza e perfino solidarietà di fronte alla pandemia di Covid, dopo un esordio tragico.

Abbiamo visto una società che associavamo allo stereotipo di furbi che non rispettano le regole, e che durante la pandemia si è comportata in realtà molto meglio del Regno Unito o degli Stati Uniti, accettando le regole dei lockdown, delle mascherine e del distanziamento sociale, e raggiungendo un tasso di vaccinazioni più alto di questi Paesi … leggi tutto

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