«È stato come un rastrellamento…», non lasciano spazio a equivoci le parole di Cathy La Torre, già consigliere comunale a Bologna e legale della famiglia di Yassine, detto “Iaia la cartola”, al cui citofono martedì scorso il leader leghista Matteo Salvini ha suonato chiedendo se lì abitasse uno spacciatore.
«Non è normale che mentre sei a casa tua qualcuno ti suoni al citofono per chiedere se spacci; o sei hai le corna o se sei lesbica. È una molestia inaccettabile. Inoltre è un messaggio irrispettoso delle forze dell’ordine; che lancia un messaggio culturale sbagliato: non esiste la giustizia fai da te. Neanche se sei in campagna elettorale».
Avvocata La Torre, ma perché si è arrivati a questo?
«Partiamo da un dato oggettivo: Iaia non è indagato, non ha precedenti. Una donna lo accusa perché il padre lavora da Bartolini e il figlio ha le Adidas, le Nike. Ergo: spaccia. Non è accettabile; soprattutto se a prestarsi a un fatto del genere è un ex Ministro dell’Interno. È una comunicazione culturale e politica devastante. Se ci sono prove di quello che si sostiene si va dalle forze dell’ordine, non si citofona con drappelli al seguito» … leggi tutto