Le (giuste) regole poco applicate (corriere.it)

di Gian Antonio Stella
Arrigo Benedetti teneva molto ai dettagli 
della forma e allo stile. 
E soprattutto raccomandava: «Più giornalismo, meno ideologia»
«Nei titoli si dovranno evitare le virgolette e i punti interrogativi ed esclamativi. Dopo i due punti, segue la maiuscola. In una pagina si può fare solo un titolo con i due punti». «A fanatico!», sarà romanescamente sbottato qualcuno a leggere il 17 settembre 1976 quelle regole elencate in un ordine di servizio ai capiservizio e redattori di Paese Sera da Arrigo Benedetti, da meno di un anno alla guida del quotidiano romano dopo aver fondato e diretto Oggi (1939), L’Europeo (1945) e L’Espresso (1955).
Teneva ai dettagli? Ovvio. Uno che «aveva sempre posto il problema dello stile giornalistico, della “forma”, come tema anche etico, non poteva non richiamare la redazione al rispetto di regole fondamentali per ogni giornalista», scrive Alberto Sinigaglia nell’antologia «Più giornalismo, meno ideologia», edita da Aragno.
E dunque ecco la lista punto per punto. «Le virgolette non devono essere usate per alludere a un significato diverso da quello proprio della parola; si useranno, invece, per le frasi tratte da lingue straniere, per i titoli di giornali, libri, riviste, raccolte, per i termini tecnici…».
«Le parole straniere entrate nell’uso come brain, trust, dossier, establishment, sport, film, reporter, derby, flirt, nurse etc, vanno sempre tra virgolette, queste vanno poste all’inizio della citazione, all’inizio di ogni capoverso successivo e alla fine della citazione». «Nel discorso diretto dopo i due punti e le virgolette segue la maiuscola».
«Po’ per poco si scrive con l’apostrofo e non con l’accento». «Le maiuscole vanno usate in modo parsimonioso (nome e cognome, città, nazioni). Sono sempre da evitare quelle reverenziali sia per gli enti che per i loro titolari … leggi tutto

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