«Ma quale sentimenti vuoi che provassimo?
Loro volevano che non fossimo più delle persone.
Quando Bice morì per un attimo pensai:
dopo mangerò la pelle delle sue patate».
Piera Sonnino
Sessanta pagine scritte a macchina, senza un errore, senza una cancellatura. Pensate, riscritte, limate, per essere custodite quarantadue anni in una cartella rossa di cuoio. Le memorie erano una presenza invisibile in casa. Erano l’ombra che scompariva in un cassetto e riappariva anni dopo, a ogni trasloco, per svanire nel nulla.
Un testo così perfetto che è difficile capire perché non sia stato pubblicato allora. Forse, quando Piera Sonnino tornò a Genova nel settembre 1950, a soli ventotto anni, non poteva mettere ordine tra i propri ricordi. Prima doveva tentare di vivere … leggi tutto