La Cina e la Terza guerra mondiale (doppiozero.com)

di Claudio Castellacci

Follett, Ackerman e Stavridis

«La Cina è vicina», ammonivano, all’alba degli anni sessanta del secolo scorso, i maoisti nostrani. Dopo la repressione d’Ungheria del 1956, molti “compagni” avevano abbandonato l’adagio staliniano «Addà venì baffone» per sposare la causa della rivoluzione maoista e del suo paradiso immaginario. Bisognava pur trovare una giustificazione teorico-insurrezionale al diciotto politico.

Lo slogan, ben riuscito, era ripreso dal titolo di un libro di viaggio, del 1957, del giornalista Enrico Emanuelli che, ripreso dieci anni più tardi dall’omonimo film di Marco Bellocchio, si trasformerà in un tormentone giornalistico che, non a caso, usiamo anche noi, ancora oggi.

Allora, la Cina era tutt’altro che vicina, sia politicamente, che economicamente, che geograficamente (i voli low-cost neanche si sapeva cosa fossero). Ma era soprattutto militarmente ininfluente nello scacchiere globale. Oggi l’inversione e la somma di tutti questi parametri potrebbe portare – almeno secondo la tesi, inquietantemente coincidente, di due libri in testa alle classifiche di vendita internazionali: Per niente al mondo (Mondadori) e 2034 (SEM) – allo scoppio della Terza guerra mondiale, quella che Einstein disse di non sapere con quali armi sarebbe stata combattuta, ma di sapere che i sopravvissuti avrebbero combattuto la successiva con clave e frecce.

E se il primo è opera del britannico Ken Follett, autore di best seller per antonomasia, capace, sì, di fiutare lo spirito del tempo, ma pur sempre un romanziere, il secondo, è firmato da due “super addetti ai lavori”: lo scrittore Elliot Ackerman, marine pluridecorato (ha fatto anche parte dell’amministrazione Obama), e l’ammiraglio James Stavridis, ex comandante supremo della NATO e dell’EUCOM (United States European Command), analista militare e esperto in cyber sicurezza.

Dobbiamo quindi preoccuparci? Finora, grazie (si fa per dire) agli equilibri militari della Guerra Fredda, e ai suggerimenti di Publio Flavio Vegezio – Si vis pacem, para bellum, se vuoi la pace prepara la guerra – ce la siamo sfangata. Sì, ci sono stati, nel tempo, focolai locali, in Corea, Indocina, Algeria, Suez, Libano, Afghanistan, ma mai un conflitto che opponesse direttamente i rissosi protagonisti, Stati Uniti e Unione Sovietica, e i loro sinistri missili balistici intercontinentali.

Il “ciglio dell’abisso”, come era stato definito dal Segretario di Stato americano John Foster Dulles, non è mai stato superato, se non da Stanley Kubrick e Peter Sellers nel film Il dottor Stranamore.

Anche perché non saremmo qui a discuterne. Ma cosa ipotizzano, dunque, i nostri autori di così sinistramente verosimile? … leggi tutto

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