di Francesca Lancini
“Non si può affidare la custodia dei diritti umani solo a chi ne ha vissuto in prima persona le violazioni”. Per la loro memoria lottano i figli di Sesto San Giovanni, città simbolo della Resistenza, da cui furono deportati centinaia di oppositori politici. Il reportage esclusivo.
Centinaia di piccoli volti compongono un mosaico in bianco e nero, contornato da una cornice di rovere, a piena parete. Quasi tutti sono giovani o all’inizio dell’età adulta. I deportati riuniti nel quadro lavoravano nell’area industriale di Sesto San Giovanni, alle porte di Milano, una delle più grandi d’Italia. Furono catturati perché da oppositori politici avevano scioperato fra il 1943 e il 1944, durante la seconda guerra mondiale, contro la dittatura fascista di Benito Mussolini e i nazisti tedeschi di Adolf Hitler.
Avevano una media di 33 anni. Scendendo le scale della sede locale dell’Associazione nazionale ex deportati (Aned) non puoi non notarli. E fermarti. Da oltre il vetro ti guardano e spesso sorridono, come si è soliti fare nelle foto dei documenti. Gli uomini vestono in modo sobrio e, al tempo stesso, elegante con giacca e camicia … leggi tutto