di Daniele Manca
L’INTERVISTA
«Il piano di lavoro che ci porterà alla scadenza naturale del governo nel 2023 prevede nei primi mesi del 2022 il completamento della nuova struttura del ministero della Transizione ecologica che da 1,5 miliardi passa a gestire e indirizzare circa 16 miliardi l’anno; l’implementazione del Pnrr con i bandi che prevedono tra l’altro l’effettiva produzione di 8 gigawatt nuovi da fonti rinnovabili ogni anno e con un nuovo mix energetico per il prossimo decennio; tutta la parte che riguarda l’ambiente e quindi la difesa dei territori, l’uso e non l’abuso dei terreni che come sappiamo sono i migliori intrappolatori di CO2; ci sarà la prima tappa di quello che ci porterà al 2030 a una decarbonizzazione del 55%….», fermare quel fiume in piena di Roberto Cingolani in questo scorcio di fine anno è impossibile.
Il ministro snocciola dati, numeri, nomine, scelte tecnologiche ed energetiche, indica obiettivi ambientali. Si ferma solo per dire: «Ma si rende conto che abbiamo messo 8 miliardi sinora per affrontare un rincaro enorme del gas e non sono bastati per mitigare completamente le bollette dei meno abbienti, delle piccole e medie imprese che rischiano la chiusura?
E tutto perché negli anni passati ci siamo accontentati di spingere l’interruttore e avere la luce. Qualcun altro pensava a come si creava quell’energia elettrica. In poco più di 10 mesi abbiamo ribaltato questo modo di ragionare e ci siamo messi nelle condizioni di lavorare i prossimi anni pensando al lungo termine non a domani mattina».
E se si prova a interromperlo con un: ma come, qui si parla di sue dimissioni… scoppia a ridere. «Dimissioni? Ho lavorato così tanto, vivendo come un monaco a Roma per fare in modo che si vedessero già nel primo scorcio dell’anno prossimo i risultati e me ne vado? Forse c’è qualcuno che ci spera perché ha capito che non si torna indietro e che l’anno prossimo si dovrà correre come e più che nel 2021».
Ma perché, cosa è cambiato di così decisivo?
«Intanto c’e’ un’emergenza globale climatica ed energetica. occorre fare in fretta. Le sembra poco un decreto Semplificazioni che porterà da 1.200 a 300 giorni l’iter autorizzativo per nuovi impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili? A me no».
Sulla carta 300 giorni…
«Niente affatto. Sappiamo che ci possono essere colli di bottiglia ma con i poteri sostitutivi dati al Consiglio dei ministri i “tempi certi” sui percorsi autorizzativi sono un fatto».
Sempre sulla carta.
«La devo deludere. Sono stati autorizzati in queste settimane 400 megawatt eolici proprio grazie a quei poteri superando il contrasto che a volte c’è tra vincoli ambientali e vincoli paesaggistici.
Nei prossimi 12 mesi partiranno i bandi per arrivare a quegli 8 gigawatt all’anno da fonti rinnovabili che ci siamo dati come obiettivo. Ecco cosa significa accelerare sul Pnrr … leggi tutto